Congedo di paternità: la campagna che sciocca il Regno Unito

28 ottobre 2025 –

In Gran Bretagna si riaccende il dibattito sul congedo di paternità: una nuova campagna, lanciata dalle associazioni Pregnant Then Screwed e The Dad Shift UK, chiede al governo di rivedere una legge considerata ormai inadeguata e dannosa per le famiglie.
Lo slogan della campagna è diretto e provocatorio: “Paternity leave is a motherfcker”*, “il congedo di paternità è un bastardo”. E a giudicare dai numeri, è difficile darle torto.

La campagna “UK Paternity leave is a motherf*cker”

La campagna lanciata da Pregnant Then Screwed e The Dad Shift ha scelto deliberatamente termini provocatori — ad esempio lo slogan “UK Paternity leave is a motherf*cker” (che in italiano possiamo tradurre con “il congedo di paternità inglese è un bastardo”, anche se si perde il riferimento diretto al “fo**ere le madri”) — per creare scalpore e attirare l’attenzione pubblica su un tema che spesso resta marginale.
I due gruppi di attivisti, Pregnant Then Screwed e The Dad Shift, hanno cercato di smuovere le coscienze con un linguaggio più acceso e con immagini che per molti sono disturbanti.

Lo scopo della campagna è proprio quello di smettere di usare termini socialmente accettati, e di scatenare il dibattito, e questo anche per scardinare gli stereotipi: evidenzia infatti che il congedo di paternità non è solo una questione “del padre”, ma un diritto familiare e sociale che coinvolge entrambi i genitori e l’intera società. Inoltre rimette in discussione l’idea che il padre sia un “aiutante” della mamma nel post-parto e la donna quella che “deve farcela da sola”.

Questo linguaggio provocatorio è stato accoppiato ad immagini simboliche forti. come le cicatrici da cesareo in primo piano, che infatti sono state rimosse da diversi social perché considerato “contenuto sensibile”.

L’intento è di smetterla con la comunicazione “gentile”, e di parlare di un’urgenza reale e percepita da tante famiglie: un congedo di paternità di sole due settimane, retribuite spesso al di sotto del salario minimo, non è solo ingiusto per i padri, ma pericoloso per le madri.

La realtà della genitorialità in Regno Unito e il parto cesareo

Come evidenziano gli stessi dati forniti dagli attivisti, in Inghilterra il 42% dei parti avviene con taglio cesareo: una procedura che richiede in genere sei settimane di recupero.

Sappiamo tutte che dopo un parto la ripresa non è affatto facile: e in particolare dopo un cesareo, la mobilità, la ferita e la stanchezza possono davvero opprimenti. È in quel momento che la mamma ha più bisogno di aiuto: per prendersi cura del piccolo, ma anche di sé stessa.

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Eppure, dopo appena 14 giorni, molti padri devono tornare al lavoro, lasciando le mamme a gestire da sole il post-parto, spesso tra dolore fisico, insonnia e isolamento.

George Gabriel, cofondatore di The Dad Shift, ha dichiarato:

“È difficile spiegare quanto sia devastante per un padre sapere di non poter essere presente per la propria compagna mentre si prende cura di un neonato dopo un intervento chirurgico importante.”

Il congedo di paternità nel Regno Unito, in Italia e nel mondo

Gli attivisti evidenziano che la situazione britannica è tra le più arretrate d’Europa:

  • Durata: fino a 2 settimane di congedo retribuito.
  • Retribuzione: circa 180 sterline a settimana, meno del salario minimo orario.
  • Autonomi : nessun diritto a congedo pagato.

In Italia, la situazione è migliore solo sulla carta: i padri lavoratori dipendenti hanno diritto a 10 giorni di congedo obbligatorio retribuito al 100%, da utilizzare entro i primi 5 mesi dalla nascita del figlio. È un passo avanti rispetto al passato, ma resta una misura simbolica se confrontata con altri Paesi europei.

E anche se sta crescendo la percentuale di padri che riescono ad usufruire di tutti i giorni di congedo, bisogna dire che non tutti lo fanno, anche per pressioni ricevute sul lavoro. Quindi, come dicevamo, siamo messi meglio solo sulla carta.

Secondo i dati OCSE (disponibili anche qui), la durata media mondiale dei congedi di paternità retribuiti è di appena 12 giorni. Ma, pur con tutte le differenze difficilmente comparabili, esistono esempi virtuosi:

  • Spagna: 16 settimane di congedo per i padri, retribuite al 100%.
  • Svezia, Norvegia e Islanda: modelli di parental leave flessibile, con periodi lunghi e condivisibili tra i genitori.
  • Portogallo ed Estonia: offrono congedi retribuiti di diverse settimane, con parti riservate esclusivamente al padre per incentivare la parità di genere.

Le campagne per la parità e il ruolo dei padri

Quella britannica non è l’unica campagna nata per chiedere più spazio ai papà nella vita familiare.
Già l’anno scorso, lo stesso collettivo The Dad Shift aveva lanciato un’iniziativa simbolica: bambolotti in fascia appesi alle statue dei personaggi famosi, per dire basta a un sistema che ancora considera il padre un “aiuto” e non un genitore alla pari.

L’appello era chiaro: “Vogliamo essere presenti, vogliamo un congedo vero, vogliamo una società che riconosca la genitorialità come responsabilità condivisa”.

In un altro video, gli attivisti spiegano i risultati della ricerca “Working Families” in cui si spiega maggiormente il gender gap quando si parla di famiglia.

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Ecco in poche righe ciò che chiedono i papà inglesi, e cioè un congedo di paternità che sia:

  • SOSTANZIALE: Con abbastanza tempo per i papà per supportare la propria compagna e creare un legame con i figli, senza dover sottrarre giorni di congedo alle mamme.
  • ACCESSIBILE: che sia cioè retribuito, in modo che tutti possano permettersi di assentarsi dal lavoro.
  • EQUO: Così mamme e papà saranno liberi di definire i propri ruoli in famiglia, senza che siano decisi dal genere.

Perché il congedo di paternità è una questione di parità di genere

Il tempo dei padri non è un “extra”, ma una necessità sociale. Le evidenze internazionali mostrano che un congedo di paternità più lungo e retribuito:

  • migliora la salute fisica e mentale delle madri;
  • favorisce il legame padre-figlio;
  • riduce il gender gap per la retribuzione;
  • aumenta la produttività lavorativa nel lungo periodo.

E la campagna britannica lo ricorda con forza: per costruire una società più equa, serve che i papà possano esserci davvero, fin dal primo giorno.

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