Procreazione Medicalmente Assistita (PMA): tutto quello che c’è da sapere

La Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è quell’insieme di tecniche che aiutano in diversi modi le coppie a ottenere una gravidanza (per la precisione il cosiddetto “bambino in braccio”). La Dottoressa Giulia Musicò, ginecologa di MioDottore ci illustra in questo articolo tutto quello che c’è da sapere prima di intraprendere il percorso.

Infertilità: quando è opportuno valutare un consulto

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’infertilità come l’assenza di concepimento dopo 12 mesi di regolari rapporti sessuali non protetti.

È quindi consigliabile iniziare a valutare la possibilità di un consulto dopo tale lasso di tempo, in quanto statisticamente i rapporti frequenti non protetti portano al concepimento nel 50% delle coppie entro 3 mesi, nel 75% entro 6 mesi e nel 90% entro 1 anno.

Le coppie in cui la donna abbia compiuto i 35 anni di età possono iniziare a parlare di fertilità con un ginecologo esperto in Medicina della Riproduzione già dopo 6 mesi di rapporti regolari e non protetti, in quanto l’età della donna un fattore determinante per la fertilità.

Gli accertamenti da fare

Gli accertamenti non sono standard, ma vanno personalizzati dopo una valutazione specialistica e devono interessare sia la donna sia l’uomo.

Nel corso degli esami di primo livello per lo studio della fertilità di coppia solitamente si analizza la corretta morfologia dell’apparato genitale femminile tramite la visita e lecografia transvaginale, si eseguono PAP test come screening delle patologie della cervice uterina, tamponi vaginali e cervicali per lo screening delle infezioni genitali, passando poi agli studi di funzionalità, tra cui la riserva ovarica e lo studio delle fasi del ciclo mestruale (tramite dei prelievi del sangue) ed eventualmente lo studio della pervietà tubarica attraverso un’ecografia con mezzo di contrasto (isterosonografia) o una radiografia con mezzo di contrasto (isterosalpingografia).

Gli studi di primo livello per l’uomo comprendono, invece, la visita urologica e lo studio del liquido seminale (spermiogramma e spermiocoltura).

Oltre questi esami, il percorso sarà personalizzato e, a seconda del sospetto clinico o della diagnosi differenziale da eseguire, può coinvolgere diversi esami e specialisti.

Le principali cause di infertilità

Esistono 4 tipi di infertilità: maschile, femminile, mista e idiopatica, distribuite pressoché in modo uniforme. Elencando alcune delle cause più frequenti, si possono ricordare:

  • Patologie degli spermatozoi, a loro volta causate da disturbi genito-urinari, endocrini, infettivi, farmaci, tossine e aumento della temperatura locale, tutte condizioni che possono causare alterazioni del liquido seminale o disfunzione erettile;
  • Anomalie ginecologiche che influiscono sul ciclo ovarico e uterino o sulla funzionalità delle tube, tra cui l’età maggiore di 35 anni, disturbi genito-urinari, endocrini, infettivi, patologie croniche come l’endometriosi, precedenti chirurgie sulle ovaie, esposizione ad agenti tossici o ambientali.

Procreazione Medicalmente assistita: le tecniche

Esistono tecniche di primo e secondo livello.

Del primo livello fanno parte i rapporti mirati (guidati quindi dal monitoraggio follicolare ecografico) e l’Inseminazione Intra Uterina (IUI): tutte tecniche in cui la fecondazione avviene all’interno dell’utero.

Il secondo livello comprende invece le tecniche di fecondazione in vitro (ICSI, iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo, o FIVET, Fertilizzazione In Vitro ed Embryo Transfer), ovvero quando l’incontro dei gameti si verifica all’esterno del corpo della donna e, solo dopo l’inseminazione dell’ovocita e l’eventuale fecondazione, l’embrione sviluppato viene trasferito in utero.

In casi selezionati di infertilità maschile sono previste tecniche di PMA di terzo livello da associare alla fecondazione in vitro (ad esempio la TeSE, Testicular Sperm Extraction).

Leggi di più: Tutte le tecniche di procreazione assistita

Le percentuali di successo della PMA

Il successo della PMA dipende da una vastissima gamma di variabili che cambiano da coppia a coppia, da procedura a procedura.

Inoltre, nell’ambito della stessa coppia, il successo varia sensibilmente nel tempo. È pertanto difficile dare una percentuale di successo della PMA, essendo coinvolte cause cliniche e ambientali, ed è giusto eseguire una valutazione personalizzata per ogni coppia.

Chi può ricorrere alla PMA in Italia

Come indicato dalla Legge Cirinnà 20 maggio 2016 n. 76, comma 36, possono accedere alle tecniche di PMA «coppie maggiorenni di sesso diverso, coniugate o convivente more uxorio, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi».

L’espressione “more uxorio” viene utilizzata per indicare la convivenza tra due persone non sposate che hanno una relazione stabile e vivono sotto lo stesso tetto.

La PMA è indicata nei casi di infertilità in cui non sia possibile trattare la causa primaria oppure in caso di necessità di diagnosi pre-impianto per le coppie affette da alcuni tipi di patologie monogeniche (ad esempio due persone sane portatrici del gene della talassemia major o della fibrosi cistica).

Leggi di più: Esiste un diritto a essere madri? La maternità e le nuove tecniche di fecondazione assistita

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