Recite di Natale? Momento di festa o di stress per i bimbi?

Come ogni anno alunni della scuola e insegnanti sono impegnati con i preparativi delle recite natalizie. Gli spettacoli teatrali scolastici che trasformano i bambini in attori non sono soltanto un momento di aggregazione culturale, ma vanno analizzati anche dal punto di vista pedagogico.

Le recite di Natale scolastiche

Le recite a scuola hanno una lunga tradizione alla spalle e risalgono al 1600. Un tempo, infatti, nei collegi dei Gesuiti si organizzavano recite rivolte ai bambini più grandi. Ancora oggi questi eventi natalizi, che si basano su una sceneggiatura già esistente o inedita, rappresentando un momento di aggregazione, sebbene siano anche il frutto di un retaggio culturale.

In realtà, nonostante tanta trepidazione, ansia e voglia di mandare in scena uno spettacolo memorabile è bene valutare attentamente cosa si cela dietro il comune senso del fare teatro e quello che provano intimamente i bambini. È quello che si chiede Helga Dentale, ideatrice del metodo “Teatro in Gioco” : ” Siamo così sicuri che a tutti i bambini faccia piacere esibirsi? La recita dovrebbe essere uno spazio espressivo, creativo e gratificante per tutti i bambini”. Ponendoci queste domande si può davvero cogliere il vero senso pedagogico di una recita scolastica natalizia, che non sempre coincide con un momento di festa.

Le recite di Natale per i bambini della scuola d’infanzia

Nell’immaginario collettivo, lo spettacolo teatrale dei bambini è visto come un momento che gratifica tutti i protagonisti coinvolti. Tuttavia, quando gli attori sono i bambini della scuola d’infanzia questi si limitano a portare in scena e a replicare ciò che un adulto ha già prestabilito. La recita si trasforma così in una procedura preconfezionata, in cui il bambino non trova spazio per sviluppare il proprio pensiero narrativo e per dare libero sfogo alle personali esigenze espressive.

Tutto ciò genera una sorta di ansia da prestazione: ecco perché siamo abituati a vedere bambini sul palco imbarazzati e visibilmente impacciati. L’ideale, quindi, sarebbe quello di accantonare la recita tradizionale, per costruire un’esperienza di condivisione, ovvero un teatro che sia davvero a misura dei bambini. Solo così l’alunno potrà sentirsi parte di un processo creativo e non un mero esecutore di battute da imparare a memoria.

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