Sciopero generale per le donne in Islanda

In Islanda, nella data del 24 ottobre, le donne sono in sciopero. Questo sciopero generale che coinvolge l’intero Paese è mosso dalla necessità di combattere le violenze di genere e le disparità di salario.

Lo sciopero generale in Islanda: le parole dell’organizzatrice

Ben 50 anni dopo il primo sciopero generale e nazionale tenutosi nel 1975 le donne tornano a lottare per i loro diritti durante il kvennafrí (cioè il giorno di riposo delle donne), per ottenere il giusto riconoscimento che le spetta, sia da un punto di vista economico che sociale.

Quello del 1975 fu evento senza eguali: viene appunto chiamato “il giorno libero delle donne”, e da allora cambiò notevolmente l’approccio politico, con una serie di riforme per i diritti delle donne. La politica islandese Drifa Snaedal, una delle organizzatrice della protesta del 24 ottobre 2023, ha dichiarato che la violenza contro le donne e il lavoro sottopagato rappresentano due facce della stessa medaglia.

Lo stresso legame esistente tra emancipazione economica e violenza di genere, infatti, era stato messo in evidenza anche durante il lockdown per la pandemia COVID-19, quando i dati sulla violenza domestica sono aumentati considerevolmente.

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Parità di genere e uguaglianza: presente anche la prima ministra

La prima ministra Katrin Jakobsdottir ha dichiarato che sarà presente al corteo durante lo sciopero: ciò può solo che rinforzare un’ampia mobilitazione, che si appresta ad essere la più grande della storia dell’Islanda.

Lo sciopero delle donne, Kvennaverkfall, prevede l’interruzione del lavoro retribuito, ma anche di quello domestico: le strade del Paese saranno invase da donne che protesteranno al divario di genere.

Si tratta di una condizione che continua a persistere, nonostante dal 2017 una legge imponga alle aziende e alle società la certificazione dell’uguaglianza del salario, a parità di mansioni svolte.

Le organizzatrici dello sciopero, quindi, chiedono con forza di rendere pubblici gli stipendi, soprattutto nelle aziende in cui i lavori sono più spesso femminili (es., imprese di pulizia) e il salario più basso. Risulta necessario, quindi, aumentare la trasparenza e il rispetto delle regole.

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