Troppo alluminio nel latte formulato, ma non è una novità

L’allarme viene lanciato dall’Istituto Nazionale del consumo francese che, dopo aver condotto diversi test, ha sentenziato che la concentrazione di alluminio nel latte in polvere e liquido per la prima infanzia e nei latti di crescita ha una concentrazione allarmante, sebbene contenuta all’interno dei limiti stabiliti dalla legge.

Ma allora dobbiamo preoccuparci? Si. Senza allarmismi, ma cercando di analizzare bene la situazione. Chi non utilizza questi prodotti non può certo stare tranquillo, l’alluminio, che è utilizzato come conservante, è contenuto in moltissimi alimenti, quello che però desta maggiori preoccupazioni sono gli effetti che tale concentrazione, contenuta nel latte formulato, possa avere sui neonati.

L’alluminio, utilizzato come additivo è presente anche in molti contenitori alimentari, quali lattine, ha la particolarità di potersi accumulare negli organi. Sono stati studiati i suoi effetti neurotossici, per tale motivo è stato associato ad alcune gravi patologie come tumori, malattie ossee e si sta tutt’ora cercando una sua correlazione con il sopraggiungere dell’Alzheimer.

Ma veniamo ai numeri. I primi ad effettuare studi importanti sui latti artificiali, anche su quelli di crescita, sono stati i ricercatori della Keele University del Regno Unito. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista medico scientifica BMC pediatrics già nel 2010 e rivelano un alto livello di alluminio presente nei latti formulati, considerato potenzialmente pericoloso per la salute dei bambini.

Vediamo invece i numeri della ricerca francese condotta di recente. Su 47 campioni analizzati, 38 latti in polvere, di cui 19 per l’infanzia, fino ai sei mesi, 19 di crescita e 9 latti liquidi, sono stati trovati alti valori di alluminio. Nei latti per la prima infanzia sono stati rilevati ben 153 microgrammi al litro di alluminio. Questo significa che un bambino di 6 mesi potrebbe ingerire circa 870 microgrammi di alluminio alla settimana. Non va meglio la situazione dei latti di proseguimento in cui si registra una quantità di alluminio pari a 198 microgrammi per litro. In questo caso il bambino potrebbe assumere fino a 874 microgrammi di alluminio a settimana. Detto questo, si consideri che queste quantità da sole coprono il 12,5% della dose giornaliera tollerabile da un bambino di 7 Kg.

Il problema, sostengono i ricercatori francesi, è che i limiti riconosciuti dall’Efsa sembrerebbero essere troppo alti e, soprattutto, non vi sono studi sufficienti che dimostrino l’effettiva pericolosità di tale concentrazione di alluminio nei neonati. Come per tutto vige la regola del buonsenso e della moderazione, nonché il dovere di informarsi autonomamente.

Il video della settimana

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *