Una mamma imprigionata nel suo corpo: aiutiamo Monia a restare vicino alla famiglia

La forza di Monia. Mamma con la SLA chiede assistenza domiciliare per restare vicino al figlio e al marito, i due unici motivi che la spingono a non arrendersi

Una mamma imprigionata nel suo corpo, ma non per questo incapace di desiderare normalità e amore per il figlio e il marito. Una famiglia che vorrebbe restare unita, sostenersi l’un l’altro anche quando di mezzo c’è una malattia come la SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica

La storia di Monia

Federico Foddi è il marito di Monia che nel settembre del 2016 è stata colpita dalla SLA. Una coppia serena, un bambino di 11 anni, ma all’improvviso cambia tutto. Una malattia di cui ad oggi si sa ancora troppo poco e spesso le famiglie intorno ai malati sono sole.

Io sto vicino a Monia il maggior tempo possibile, ma ho il lavoro e lei ha bisogno di un’assistenza domiciliare continua, non può restare sola, è attaccata ad un respiratore per respirare e ad una pompa per l’alimentazione; necessita quindi di un servizio professionale che si prenda cura dei suoi bisogni vitali mentre io sono fuori per il lavoro o mi occupo del nostro bimbo il quale ha tante necessità.

È il racconto di Federico, che di fronte a questa situazione ormai diventata insostenibile ha deciso di reagire lanciando una raccolta fondi su GoFundMe proprio per garantire assistenza domiciliare continua a sua moglie.

Al momento sono stati donati oltre 3mila euro, segno della grande solidarietà che si è creata intorno alla famiglia di Valsamoggia, Castelletto di Serravalle, Bologna. 

Una raccolta fondi e una rete di solidarietà

“Aiutatemi a sostenere le spese che la sanità copre solo in parte. Andare in una struttura lontano da mio figlio e mio marito mi spezzerebbe il cuore e l’unico motivo per lottare” è l’appello di Monia comunicato in un video messaggio dove ringrazia chi ha deciso di sostenerla.

Federico aggiuge:

Non avrei voluto, ma sono costretto a chiedere aiuto a tutti pur di non permettere che mia moglie vada in una struttura, pur di non separare mio figlio da sua mamma, pur di mantenere unito e di non disgregare il mio nucleo familiare.

La sola cosa che resta in queste nostre famiglie così ferite nel profondo è il desiderio di restare uniti, di continuare a lottare insieme, fino all’ultimo giorno. Questo è il nostro unico desiderio e spero che qualcuno possa raccogliere il mio appello e contribuire a questo nostro sogno che aspira solo ad un’esigenza d’amore e di normalità.

Le storie di mamme come Monia, non sono facili da raccontare, ma quando si ha la forza di farlo, possono generare una grande solidarietà in grado di far sentire le famiglie vicino ai malati un po’ meno sole. 

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