Ma esistono davvero i bambini monelli? Pare di sì, almeno secondo certe mamme. Ma cosa descrive la parola monello? Qual è la fenomenologia del bambino monello?
Il significato nel tempo è un po’ cambiato. Se ci riferiamo a certi vecchi film in bianco e nero i monelli erano quei ragazzini tra i 6 e i 12 anni, spesso orfani, che giocavano e facevano birberie per le strade tra gli anni 30-40; celebre quello che accompagnava un bianco e nero Charlie Chaplin. Oggi però i veri bimbi monelli sono quelli che non mangiano, non bevono, non dormono e non fanno la cacca quando sono i genitori a desiderarlo, dimenticando molto spesso che trattasi di bambini e non di soldatini.
Tuttavia esistono dei casi in cui i “monelli” sono bambini particolarmente vivaci, laddove la vivacità non va però confusa con la sindrome da iperattività che, ricordiamo, è un vero e proprio disturbo. Un bambino con una spiccata vivacità può comunque diventare complicato da gestire, soprattutto in determinati frangenti, come nel caso in cui la mamma debba badare a un altro bambino piccolo, a un disabile, a un familiare anziano o se per caso vi sono problemi di coppia all’interno della famiglia, o nei casi di depressione materna o paterna. Insomma, in tutti questi casi è bene capire cosa è meglio fare e cosa non fare.
Perché i bambini fanno i monelli?
Innanzi tutto cerchiamo di capire quale sia la causa di questa manifestazione che, solitamente, nasconde un disagio. Potrebbe essere che il bambino stia cercando di attirare l’attenzione della madre o del padre, o che si senta escluso per via dell’arrivo di un fratellino o una sorellina.
Delle volte i bambini particolarmente vivaci, sono solamente stanchi, basterà osservarli durante l’arco della giornata per comprenderlo e in quel caso la soluzione è facile: bisogna cercare di farlo calmare e rilassare riducendo le attività troppo stimolanti, come per esempio l’utilizzo di device elettronici.
Alle volte la vivacità è un bisogno di movimento. Anche in questo caso la soluzione è proprio a portata di mano: portare il bambino in palestra, in campagna, insomma, dove possa sfogare le sue energie.
Non bisogna mai sottolineare il comportamento del bambino perché etichettandolo come monello lo finirà a esserlo per davvero. Bisogna invece dare sostegno e rinforzi positivi, aiutando il bambino alla percezione di uno spazio e di un tempo per trovare la calma e la serenità. Ci vuole pazienza e non sempre si ha, ma se noi genitori per primi non diamo l’esempio, inutile pretendere dai più piccoli un qualcosa che nemmeno noi siamo in grado di fare.




