Possessivi verso i loro giochi? Insegniamo a condividere

Tutti i genitori si trovano, prima o poi, a fare i conti con la possessività e la difficoltà del proprio bambino a condividere i giochi: un atteggiamento che può risultare problematico, specialmente se il bambino sta frequentando l’asilo.

La condivisione, che per noi adulti è un atteggiamento che dovrebbe risultare spontaneo, non è così scontata per i bambini, specialmente per i piccoli fino ai tre anni di età. Far apprezzare ai bambini il valore della condivisione, e la gioia che ne può derivare, è un compito delicato e impegnativo, che richiede calma e pazienza.

La cosa più importante è non forzarli, ma spiegare loro perché non si può tenere sempre tutto per sé, insegnando loro il preziosissimo valore dell’attesa.

Ci sono alcuni trucchetti che si possono utilizzare per far capire ai bambini più piccoli quanto sia bello condividere. Vediamo assieme quali!

Giocare con lui

Quando un bambino non vuole condividere il suo gioco, e, per questo, litiga con un amichetto o con il fratellino o la sorellina, è utile mettersi a giocare insieme a loro, cercando di mediare o di proporre uno scambio di giochi se il piccolo vuole il gioco dell’altro bambino.

Riservare un trattamento speciale ai suoi giochi preferiti

Specialmente in una casa dove ci sono più bambini, può essere d’aiuto far vedere al bambino che teniamo in considerazione i suoi sentimenti riguardo al gioco e alla condivisione.

Ogni bambino ha un gioco preferito, che vuole tenere tutto per sé, ed è a quello che noi dobbiamo riservare un “trattamento speciale”, spiegando agli altri che quel gioco è il preferito del loro fratellino o sorellina e aiutando il piccolo a trovare un posto speciale dove mettere il suo tesoro. Vedendo rispettati i suoi desideri, sarà più felice di condividere gli altri giochi.

Insegnargli il valore dell’attesa

Forse è la cosa più difficile: i bambini vedono una cosa e la vogliono subito. Non importa che quella cosa sia di qualcun altro, o non possa essere usata immediatamente. La sfida, qui, sta nello spiegare con parole gentili e, soprattutto, con il nostro esempio, che non si può avere sempre tutto e subito, ma che, in certe occasioni, per poter usare una cosa si deve aspettare il proprio turno.

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