La prima parola (Lei)

Quando un bimbo arriva nella fase della lallazione e quindi si prepara a dire la prima parola, i parenti entrano in fibrillazione, perfetti sconosciuti ti fermano al supermercato per sapere se già parla e i bookmakers inglesi tirano fuori le quote.

Che dirà?

La mia risposta a questa domanda è sempre stata: e chi se ne importa?

Perché, mentre a voi nonni, zii e vicinati, servivano le parole per parlare con mio figlio, a me bastava metterlo cuore a cuore. Mi bastava guardare quella piega che gli si formava accanto alla bocca, per sapere che era triste. Mi bastava guardarlo negli occhi per sentirmi dire mamma ti voglio bene.

Comunque, cosa avrebbe detto, non lo sapevo.

Però c’erano cose che mi auguravo non fossero le sue prime parole. Perché dai sei-sette mesi in poi, i bambini sono davvero come spugne, pronti rinfacciarti, con la loro vocetta nuova di zecca, qualsiasi cosa di sbagliato tu possa dire. Ma questo succede anche dopo che hanno iniziato a parlare. Tu comunichi con lui tutto il giorno. E non dice niente. E poi gli racconti 10 favole. E niente. E poi un piatto ti casca sopra all’alluce e spari un porca***** di cui ti penti nel giro di un nano-secondo per sentire tuo figlio, a giocare in un’altra stanza, che si ferma e te lo ripete forte e chiaro. Così non hai nemmeno il dubbio che gli sia sfuggito.

Mi auguravo quindi che, nonostante le varie capocciate che aveva iniziato a dare gattonando, nonostante alcuni simpatici parenti che s’ingegnavano a insegnarli il peggio del peggio, la prima non fosse proprio una parolaccia.

Mi auguravo anche che non fosse il nome di qualcuno che mi stava antipatico. Sapete come succede no? Arriva una che non sopporti si mette lì gli dice due o tre volte (agitandogli davanti alla faccia un nuovo giocattolo tentatore): dai amore, dì nonna (ops, scusate un lapsus)! E se il mio pargolo si fosse lasciato corrompere? Se l’avesse detto davvero?

Mi auguravo che comunque qualcosa avrebbe detto: e non sopportavo quei genitori che ti si avvicinavano e come se nulla fosse ti sparavano là…ah, ha sei mesi e ancora non parla? Perché il mio a quattro mesi mi chiamava mamma in inglese e in francese.

E il tempo passava e io e mio marito parlavamo, parlavamo: e lui ci seguiva sempre più attento e interessato. Finché un giorno, a 6 mesi e 21 giorni, mentre eravamo seduti sul divano tutti e tre (che a scriverlo ancora mi commuovo) parlò.

E non fu nonna, o accidenti, o les jeux sont faits…ma fu la parola più bella di tutte.

Papà.

ps. qui vi metto un modo di raccontare la prima parola che mi è piaciuto tanto…guardatelo!

Il video della settimana

2 commenti

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *