24 Luglio 2025 –
Educare oggi è diventato più difficile? Secondo lo psicologo Osvaldo Poli, la risposta è sì, e la colpa non è dei figli, ma spesso dei genitori. Con oltre quarant’anni di esperienza alle spalle, tredici libri pubblicati e conferenze seguitissime in tutta Italia, Poli propone una visione radicale e controcorrente: i figli non sono creature perfette da modellare con amore incondizionato, ma esseri umani con difetti originari che vanno aiutati a correggere, non a ignorare.
L’educazione comincia dai genitori, non dai figli
Poli si definisce un “educatore di genitori”, perché secondo lui il vero nodo dell’educazione moderna è la fragilità emotiva degli adulti.
Infatti è già intervenuto alla Scuola per Genitori nel 2024, organizzata da Confartigianato Imprese di Vicenza, dove i video dei suoi interventi hanno realizzato milioni di visualizzazioni.
Il suo modello educativo è pieno di buon senso, ma anche di ironia. Tratteggia benissimo le caratteristiche dei genitori di oggi.
Mamme e papà troppo accondiscendenti, troppo presenti, forse troppo spaventati all’idea di non essere amati dai propri figli, finiscono per sostituirsi a loro nei compiti e nella vita quotidiana. Il risultato? Figli immaturi, incapaci di affrontare le difficoltà, e sempre più dipendenti.
La paura di ferire i figli ha minato uno dei pilastri educativi fondamentali: secondo Poli cerchiamo di costruire l’autostima dei figli con un mucchio di bugie. Invece in quanto genitori dovremmo “amare la verità più del figlio”.
LEGGI ANCHE: ‘Non dite ‘amore mio’ ai vostri figli’: Paolo Crepet contro i genitori iperprotettivi
Come anche il “no”. Poli insiste sulla necessità di saper porre limiti, di dire “no” anche quando è difficile. Non per esercitare autorità fine a se stessa, ma per insegnare ai ragazzi a gestire frustrazione, fallimento e responsabilità. Secondo lo psicologo, la fermezza non è il contrario dell’amore, ma la sua espressione più profonda e matura.
Tra le grandi battaglie di Poli c’è quella contro l’uso precoce dello smartphone. «Resistete fino alla terza media», consiglia, consapevole dell’enorme impatto che i dispositivi digitali hanno sulla salute mentale degli adolescenti. Sempre più ragazzi manifestano sintomi di ansia, insonnia, irritabilità e calo del rendimento scolastico. Il “FOMO” (paura di essere tagliati fuori) è diventato una vera e propria patologia relazionale, seppur non ancora riconosciuta ufficialmente.
Poli non critica l’affetto genitoriale, ma la sua dismisura. Aiutare un figlio non significa sostituirsi a lui nei compiti o riempirlo di lodi. “Ma lo capite o no che, se vi sostituite a lui nelle fatiche, il Pokemon non evolve?” chiede provocatoriamente.
LEGGI ANCHE: Pericoli e imprevisti, Alberto Pellai: ‘Lasciamo andare i nostri figli, altrimenti non c’è crescita’
Educare significa accompagnare, non pilotare. Significa anche accettare che i figli abbiano un temperamento – un “software” già presente alla nascita – che li rende unici, ma anche imperfetti.
Le virtù della misura: temperanza e responsabilità
Alla base della proposta educativa di Poli c’è il recupero di un valore dimenticato: la temperanza. Essere genitori equilibrati, capaci di dosare affetto e regole, è più utile che cercare di essere perfetti. Amare davvero un figlio significa riconoscerne i limiti, e anche lasciarlo affrontare le proprie sfide, senza sovrastarlo con aspettative o paure irrazionali.
Se le punizioni non sono sempre efficaci, non per questo vanno eliminate: possono essere utili se utilizzate con equilibrio. In passato si educava con meno parole e più esempio. Oggi, secondo Poli, si tende a delegare alla psicologia ciò che un tempo veniva affrontato con il buon senso.
“I figli non sono fogli bianchi, nascono difettati”
Uno degli errori più diffusi è credere che i figli siano il prodotto esclusivo dell’educazione ricevuta. Ma non è così. Osvaldo Poli tiene a sottolineare che i figli non nascono come “fogli bianchi” che sta a noi riempire e a cui dare forma.
E talvolta, dice “I figli nascono difettati. Non è sempre tutto dovuto allo scarso amore, alla scarsa comprensione, alla scarsa vicinanza emotiva dei genitori“. Ogni bambino nasce con inclinazioni e difficoltà proprie. L’educazione può guidare, correggere, ma non cancellare il temperamento. Riconoscere questo è fondamentale per smettere di sentirsi costantemente in colpa e iniziare ad accompagnare i figli con più realismo e meno ansia.
E voi, siete d’accordo con questa visione della genitorialità?




