A cosa serve davvero avere vostro figlio lontano (per un po’)

Chi mi segue di là – sul blog intendo, lo sa. Pit è al mare con i nonni dalla scorsa settimana. Preoccupazione, giubilo, adrenalina, sonno, struggimento. Le ho pensate – e passate – tutte queste cose qua. Ne avevo anche scritto di qua, del fatto che non sapevo come avrei reagito alla di lui assenza prolungata, al fatto di non avere quello bassetto in giro per casa. Al fatto di non dover far programmi che non fossero fatti su misura per la mia volontà. Solo per quella.

Bene, come ho reagito? Boh, non lo so. So che all’inizio ho arrancato, a rallentare di botto si fa fatica come quasi ad accelerare. Ci vogliono giorni che stiano in mezzo, che siano di decompressione, che ti insegnino – nuovamente – come si fa a riempirti i polmoni di aria. Poi so anche che il senso di colpa è sempre lì, latente, vigliacco lui che non esce mai allo scoperto, a farti mordere dalla coscienza, a pensare che tuo figlio si sentirà di sicuro abbandonato e che, soprattutto, quando tornerà ce l’avrà con te per circa una decina di giorni.

So che dopo i primi, stanchi, giorni mi sono svegliata e mi sono sentita quasi nuova. Capisci che potrai disporre del tuo tempo – lavoro a parte – come meglio credi, degli spazi e degli spostamenti come piace a te. Inizi a chiamare le tue amiche fissando appuntamenti che riuscirai a rispettare, il tempo dopo il lavoro e tutto un aperitivo e una cena fuori. So che questa cosa di sedermi e di concentrarmi solo sul mio interlocutore mi è (ri)piaciuta parecchio. So che il weekend è stato un weekend da leoni, situazione in cui erano tre anni circa che non mi sentivo a mio agio. Invece stavolta ci ho sguazzato dentro, tornando a muovermi per locali come se non avessi fatto altro. So che i biberon e i bavaglini erano lontani.

So che mi sono stranamente svegliata senza sensi di colpa, so che Pietro sta bene anche se un po’ arrabbiato. So che al suo ritorno sarà (di nuovo) dura, ma va bene così perché ne ho voglia. Di vederlo, abbracciarlo, stropicciarlo, fargli il solletico, farmi chiamare mamma, riempirlo di baci. So che avevo bisogno di sentire che sono ancora in grado di vivere di notte, di fare tardi senza pensieri, di sentirmi leggera.

Ne avevo bisogno per capire che la mia vita ora va bene così. Che sì ho bisogno di pause, ma va bene così.

 

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