Adolescenti silenziosi e tormentati: come aiutarli

L’adolescenza è una fase estremamente delicata che traghetta i ragazzi verso l’età adulta. Si tratta di un periodo di transizione, durante il quale si assiste a grandi cambiamenti sia fisici che psicologici. Ai genitori è richiesto un grande sforzo di comprensione per riuscire ad interpretare i silenzi e l’irrequietezza dei propri figli e trovare il giusto canale comunicativo.

Il silenzio come messaggio

In un periodo storico come quello attuale, durante il quale i ragazzi sono costantemente connessi, risulta davvero difficile comprendere come mai, invece, nel mondo delle relazioni reali gli adolescenti tendano ad isolarsi e a chiudersi in un impenetrabile silenzio. Questo silenzio diventa ancora più duro nel rapporto con i genitori, per i quali risulta estremamente difficile capire cos’è che non va e come comportarsi per poter fornire un aiuto concreto.

In realtà è importante che i genitori comprendano che il silenzio costituisce una tappa normale del processo di crescita dell’adolescente, che in questo modo può affermare la propria autonomia ed il proprio carattere. Il silenzio è quindi una scelta, attraverso cui i ragazzi dimostrano una certa indipendenza, e non è necessariamente sintomo di un disagio.

Come devono comportarsi i genitori

Il giusto atteggiamento con cui i genitori rispondono al silenzio dei ragazzi diventa un elemento fondamentale per conquistare la loro fiducia. Per questo motivo la prima regola per un genitore è sicuramente quella di rispettare i tempi dell’adolescente, evitando di forzarlo a parlare e resistendo all’istinto di investigare in tutti i modi per scoprire ciò che non dice (magari sbirciando tra le sue cose o cercando informazioni di nascosto sul suo smartphone).

Quando il figlio racconta qualcosa, invece, bisogna cercare di non mostrarsi eccessivamente ansiosi e preoccupati, perché questo atteggiamento finirebbe per indurre l’adolescente a chiudersi di più.

Non aiuta neppure interpretare il ruolo del genitore-amico, un atteggiamento che mette in imbarazzo i ragazzi al quale andrebbe invece preferito un approccio propositivo, che porti ad impegnarsi in qualcosa che piace ad entrambi creando, attraverso questo momento di condivisione, un efficace canale comunicativo.

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