Approcciarsi all’affido famigliare: ne abbiamo parlato con l’assistente sociale

L’affido familiare è un servizio, previsto dall’ordinamento civile italiano, che premette a bambini e a ragazzi che vivono in situazioni di instabilità familiare, di essere accolti temporaneamente in una famiglia “affidataria”. Questa famiglia dovrà soddisfare le esigenze educative e affettive del bambino, fino a quando il minore potrà essere reinserito nel nucleo d’origine.

Possono fare domanda di affido non solo le coppie sposate con o senza figli, ma anche i sigle e i conviventi.

Abbiamo posto qualche domanda a un’assistente sociale che da anni si occupa di affidi familiari e che per tutela verrà citata in forma anonima.

Quali sono le difficoltà di un affido?

L’affido è uno strumento prezioso ma complesso! E’ un progetto che prevede professionalità degli operatori coinvolti, capacità degli affidatari e collaborazione da parte dei genitori biologici del minore. L’abbinamento tra famiglia affidataria e minore è la parte più importante e delicata perché si cerca, in base alle caratteristiche del bambino e della sua storia, di offrirgli accoglienza in un ambiente che possa rispondere alle sue specifiche necessità.

Nell’affido è richiesto alla famiglia affidataria di svolgere il ruolo di genitori, ruolo educativo, di accudimento, affettivo, pur non essendolo biologicamente.

La famiglia affidataria è chiamata ad ascoltare la sofferenza del bambino, ad aiutarlo ad elaborare la separazione temporanea dai suoi genitori. È difficile ascoltare ed accettare il dolore degli altri, soprattutto se l’altro è un bambino. Si è chiamati ad accettare la sua storia, gli errori commessi dagli adulti, senza giudicare ma cogliendo e mettendo in risalto comunque le cose belle delle sue “radici”.

Spesso è necessario, per costruire una relazione preziosa e significativa tra minore e famiglia affidataria, costruire un “linguaggio comune” in quanto ci si incontra provenendo da storie e da esperienze profondamente diverse.

Quali consigli darebbe ad una persona interessata ad approcciarsi a questo percorso?

Sicuramente a tutti consiglierei di accogliere le iniziative promosse dai Comuni o dai Servizi Specialistici di promozione e sensibilizzazione sulla tematica. In questi incontri verrà introdotto brevemente l’affido, le sue normative e le caratteristiche principali. Nel caso in cui, l’incontro introduttivo suscitasse nella persona maggior interesse, attraverso i Servizi Specialistici si può intraprendere un percorso formativo e conoscitivo più approfondito, in cui la persona si mette in gioco attraverso colloqui con l’Assistente Sociale e lo Psicologo.  

Non ci sono requisiti specifici per poter diventare affidatari, non si valutano le persone/coppie rispetto alla capacità di essere o meno “bravi genitori”, non si è alla ricerca di famiglie perfette bensì di famiglie normali.

Il percorso di conoscenza e valutazione con gli operatori del CASF è significativo nella misura in cui aiuta la coppia/famiglia ad approfondire le aspettative e le motivazioni che li spingono ad aprire le proprie case e i propri cuori ad un minore. Nello stesso tempo, insieme ai professionisti, si cerca di mettere in luce quali sono le caratteristiche specifiche della famiglia affidataria, le sue risorse, i punti di forza, in modo da poter fare un abbinamento con il minori che combaci come “due pezzi di un puzzle”. 

Come si accoglie un bambino affidatario? Quali sono gli errori più comuni che può commettere una famiglia che lo accoglie?

Nell’accoglienza di un bambino ci sono delle prassi di accompagnamento graduale e di inserimento del minore in un nuovo contesto abitativo e familiare. Allo stesso tempo ogni situazione è unica ed irripetibile, con caratteristiche specifiche che bisogna sempre tenere in considerazione. Ogni caso, ogni bambino è a sé stante e ha delle caratteristiche proprie.

Un denominatore comune di ogni accoglienza è che dietro al minore c’è una famiglia in crisi, quindi il lavoro delle famiglie affidatarie è proprio quello di cercare di sostenere a livello emotivo, educativo e fisico il minore in questo periodo particolare della sua vita mentre la famiglia d’origine cerca di affrontare e risolvere i suoi problemi sostenuta dai Servizi Sociali e Sanitari.

A volte il minore prova un senso di colpa e di tradimento nei confronti della famiglia d’origine e questo gli rende difficile legarsi agli affidatari, è compito di questi ultimi aiutarlo a capire che non deve scegliere ma può “mettere insieme” nel proprio cuore l’amore per entrambi. L’obiettivo dell’Affido è offrire al minore un contesto che accolga lui e la sua storia e lo accompagni alla costruzione della propria identità e a progettare il futuro dei suoi sogni.

Il bambino non è uno zaino da riempire.

I minori in affido familiare hanno storie personali di privazione, affettiva e materiale. Il compito di chi le accoglie non è colmare il vuoto, un’impresa impossibile, ma accompagnarli ad elaborare ed accettare la propria storia.  Ciò che si deve fare è mettersi al loro fianco, creare con loro una relazione significativa di fiducia reciproca, accettando i loro tempi e le loro richieste di aiuto.

Alcuni potrebbero essere spaventati dall’idea di non essere all’altezza, di non essere accettati, di non saper mettere a proprio agio un bambino che magari ha avuto trascorsi difficili.

Con l’inserimento in nuova famiglia il minore sperimenta l’accoglienza, la creazione di nuove relazioni e l’essere valorizzato. L’affido offre la possibilità al bambino di vivere un’esperienza di “identità di sé”, ovvero di costruzione del proprio “se’”, attraverso rapporti significativi con adulti in grado di creare uno spazio di ascolto dei suoi bisogni e di risposta alle sue necessità.

E’ un’esperienza che permette di sperimentare la gratuità e l’accoglienza della diversità.

Molto spesso le famiglie affidatarie pensano di non essere all’altezza del compito. È giusto interrogarsi e mettersi in discussione, è un ottimo punto di partenza. Il dono più grande che possiamo fare ad un bambino non è quello di accudirlo in un ambiente perfetto ma di accompagnarlo a fare esperienza di “normalità” ovvero dei limiti propri, delle persone e delle situazioni, aiutandolo a capire che i limiti si possono superare. I minori in affido hanno avuto esperienze di sofferenza, sanno che la vita è difficile e complessa, hanno bisogno di mettere in luce le proprie capacità e risorse che gli permetteranno di vivere comunque una vita serena. Hanno bisogno non sentirsi “diversi” ma speciali.

Un coppia, un single, una famiglia che si apre all’accoglienza di un bambino in affido deve essere flessibile, deve saper cogliere che ogni giorno si scopre qualcosa di nuovo. Il progetto di affido è fatto con la collaborazione di tutti, a tante mani, si lavora in rete. L’importante è sapersi far aiutare per aiutare. Farsi sostenere dai Servizi per poter sostenere a propria volta qualcuno in difficoltà.

Potrebbe creare qualche danno o difficoltà ai miei figli naturali porli davanti all’inserimento di un bambino che ha grandi sofferenze alle spalle?

Sicuramente in un progetto di affido che coinvolge famiglie con figli naturali l’attenzione verso di loro e il loro coinvolgimento è essenziale. Negli incontri di preparazione formazione a seconda dell’età del figlio lo si coinvolge. Poi si analizza in maniera approfondita per esempio la compatibilità tra le età anagrafiche dei bambini (biologici e affidati).

In linea generale, come capita anche con l’arrivo si fratelli sorelle biologici la gelosia c’è sempre… l’importante è la gradualità e la preparazione precedente all’avvio dell’affido.

Altro elemento è conoscere bene le caratteristiche del minore accolto e la sua storia in modo da poter prevedere il più possibile la reazione  al suo arrivo da parte dei vari componenti della famiglia affidataria…

Solitamente l’età dei bambini non devono essere troppo vicine altrimenti si crea o competizioni per l’attenzione dei genitori. Sempre meglio che i figli biologici siano parecchio più grandi, ma sono tutti  elementi generali, poi bisogna guardare il caso specifico. Inoltre è importante sottolineare che spesso per i figli biologici l’affido è un’occasione, se gestita e seguita bene, per diventare persone migliori (più generosi, più socievoli, più maturi…..)

L’affido può essere lo strumento per insegnare ai nostri figli che ci sono situazioni difficili nel mondo ma che tutto si può affrontare e risolvere insieme se ci si aiuta come in una squadra!!

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