Baby Erasmus: la scuola dell’infanzia di Bologna ospita 8 bambini spagnoli

16 Aprile 2024 –

Il progetto “Baby Erasmus” rappresenta un’iniziativa del tutto nuova nel panorama educativo europeo. Otto bambini spagnoli tra i 3 e i 6 anni, provenienti dalla scuola Escuela de Educación Infantil La Julianita di Aracena, hanno trascorso una settimana a Bologna, ospiti di un scuola dell’infanzia locale.

Questa esperienza potrebbe presto vedere i bambini italiani protagonisti di scambi culturali all’estero, seguendo l’esempio dei loro piccoli ospiti spagnoli. Tuttavia, nonostante il successo e le positive intenzioni, l’iniziativa non è stata esente da critiche.

Un incontro di culture in tenera età

L’arrivo dei bambini spagnoli a Bologna il lunedì mattina dell’8 aprile ha segnato l’inizio di una settimana ricca di attività ed esperienze interculturali.

Accompagnati dai loro genitori e da tre insegnanti, i piccoli hanno partecipato a numerose iniziative organizzate dalla scuola dell’infanzia bolognese, tra cui passeggiate naturalistiche, visite culturali nel centro storico e uno spettacolo teatrale. Questi momenti di condivisione hanno offerto ai bambini l’opportunità di esplorare un ambiente nuovo e di interagire con coetanei di un’altra nazione, superando le barriere linguistiche attraverso il gioco e la creatività.

Daniele Ara, assessore alla Scuola del Comune di Bologna, ha evidenziato l’importanza di queste iniziative, che promuovono un’idea di Europa unita e investono in un futuro di convivenza e crescita sociale. L’accoglienza calorosa, con canzoni e decorazioni floreali, ha reso questo incontro un momento di festa e apprendimento condiviso.

Prospettive future e obiettivi educativi

Il progetto non si ferma qui. L’obiettivo è estendere l’iniziativa, rendendola un vero e proprio scambio culturale reciproco. I bambini bolognesi potrebbero presto vivere un’esperienza simile in Spagna, creando un ponte culturale che permette non solo agli alunni, ma anche a genitori e insegnanti di imparare da diversi modelli educativi.

Alessia Cingolani, pedagogista e responsabile dei progetti internazionali dell’area Educazione del Comune di Bologna, sottolinea come l’interazione tra i bambini abbia superato ogni aspettativa.

Le attività comuni, come giocare nei parchi o partecipare a picnic, hanno visto i bambini comunicare con una spontaneità sorprendente, dimostrando come il gioco possa diventare un linguaggio universale che unisce e insegna:

La dottoressa ha infatti dichiarato:

Queste prime giornate stanno andando benissimo. Bimbi, insegnanti e famiglie spagnoli stanno apprezzando molto i nostri spazi esterniI bambini hanno giocato insieme come se si conoscessero da sempre con le carriole, nella sabbiera, negli orti; si parlano in italiano e in spagnolo, si capiscono con grande spontaneità. Ci hanno già invitati in Spagna e speriamo di poter realizzare questo scambio.

Inoltre, il Comune di Bologna ha già in programma di inviare educatori e pedagogisti all’estero, sfruttando i fondi Erasmus+ per formare ulteriormente il personale scolastico in contesti internazionali. Questi scambi arricchiscono il percorso educativo e sostengono l’idea di un’educazione democratica europea, come spiega la dottoressa Cingolani.

Stando alle parole dei promotori, dunque, “Baby Erasmus” è quindi più di un semplice progetto: è un investimento nel futuro dei più piccoli, che crescono imparando il valore della diversità e della cooperazione internazionale. Un esperimento che potrebbe diventare un modello di riferimento per l’educazione infantile in Europa.

Critiche e preoccupazioni comunitarie

Nonostante l’entusiasmo e il supporto per il progetto “Baby Erasmus”, sono emerse alcune polemiche, principalmente incentrate sull’appropriatezza e il valore di tali scambi culturali per bambini di età prescolare.

Critici e alcuni genitori hanno espresso preoccupazioni riguardo la possibilità che i bambini possano trovare stressante l’adattamento a un ambiente completamente nuovo e lontano dalla loro routine quotidiana. Inoltre, vi sono stati dubbi sulle spese associate al progetto, sollevando questioni su come vengano utilizzati i fondi pubblici in iniziative del genere.

Queste critiche hanno stimolato un dibattito più ampio sulla necessità e l’efficacia di introdurre bambini così piccoli a programmi di mobilità internazionale, con alcuni che suggeriscono che tali esperienze potrebbero essere più adatte a bambini di età scolare piuttosto che a quelli dell’infanzia.

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