Bimbi e paura degli estranei: come affrontarla?

Silvia ha da poco compiuto nove mesi ed è una bimba allegra e socievole ma ieri, quando è venuto a trovarci il cuginetto, ha messo su il broncio e ha cominciato a piangere. Stessa storia stamattina con la cassiera del supermercato: ha nascosto la testolina sulla mia spalla e si è rifiutata di guardarla“.

Questo fatto è abbastanza frequente nei neonati specialmente dall’ottavo mese in poi e la maggior parte delle volte non è indice di timidezza o di una vera e propria paura degli estranei. È semplicemente un processo naturale che conduce il bambino alla distinzione fra conosciuto e sconosciuto.

Perché nasce la paura degli estranei?

I ricercatori si sono domandati a lungo da dove nasca la paura degli estranei e sono arrivati alla conclusione che questo timore provenga da un’incongruenza nel cervello. Per diversi mesi, infatti, i neonati hanno sviluppato una capacità sensoriale finissima che ha permesso loro di riconoscere persone e situazioni attraverso odori, suoni, contatti e gesti.

Un estraneo può sforzarsi di imitare in tutto e per tutto l’aspetto e il comportamento di mamma o papà ma ogni particolare è diverso dal modello abituale. E tutto ciò accade dagli otto mesi d’età. È come se il cervello del neonato comunicasse al bambino “Attenzione: c’è qualcosa che non quadra, quella persona non la conosci, non fa parte del tuo mondo“.

Il bimbo quindi non sa come reagire a questa nuova esperienza e scatta la chiusura nei confronti di chi non è a lui familiare. Questo meccanismo tuttavia non è tipico solo di quei bambini che non sono abituati ad essere spesso circondati da visi sconosciuti. Alcune ricerche infatti hanno dimostrato che il timore che subentra in questa fase della vita interessa anche famiglie molto numerose e perfino i tipici kibbutzim israeliani.

Cosa fare e cosa evitare per combattere la paura verso gli estranei

Prendiamo il caso della piccola Silvia. Il suo comportamento, trattandosi di una neonata, è del tutto naturale: quindi non bisogna in alcun modo forzarla al contatto con la persona che le ha provocato questa reazione di rifiuto.

Spingendola a giocare a tutti costi con il cuginetto o a dare la manina alla cassiera del supermercato (tanto per fare un esempio), non sarà che un modo per alimentare il suo rifiuto verso il malcapitato. Pertanto, non costringete mai il bambino, ma prendetelo in braccio e confortatelo: con voi si sentirà al sicuro e ben presto sarà lui a fare i primi passi di avvicinamento verso gli altri.

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