Bronchiolite da virus sinciziale: facciamo il punto con il pediatra

Negli ultimi tempi si sente tantissimo parlare di virus sinciziale e bronchiolite: si tratta di un’infezione dei bronchioli che colpisce principalmente i neonati e può portare a conseguenza anche serie.

Questo virus è purtroppo molto comune nei mesi freddi ma negli ultimi tempi è balzato agli onori della cronaca in quanto quest’anno sembra essere particolarmente diffuso già dall’inizio della stagione influenzale: i reparti pediatrici di molti ospedali italiani ospitano purtroppo già molti casi e malattia ha colpito anche la figlia di Chiara Ferragni e Fedez, che ha seguito del ricovero della piccola Vittoria hanno voluto mettere in guardia anche gli altri genitori sulla malattia.

Ma quanto è pericolosa per i nostri bimbi e come possiamo fare per proteggerli? Ne abbiamo parlato con il Dottor Giuseppe Felice, pediatra di MioDottore.

Che cos’è la bronchiolite da virus sinciziale?

La bronchiolite è un’infezione dei bronchioli (bronchi terminali) provocata dal virus respiratorio sinciziale (conosciuto anche con l’acronimo VRS).

Perché è pericolosa? Chi è più a rischio?

La sua pericolosità è legata al fatto che può determinare la chiusura dei piccoli bronchi e portare i bambini a un’insufficienza respiratoria.

Sono più a rischio i bimbi sotto l’anno di vita, generalmente secondogeniti, quando il fratello o la sorella frequenta la scuola materna e pertanto diventa “portatore” di virus che induce nel grande secrezioni nasali e tosse (quindi una normale virosi stagionale), ma nel più piccolo favorisce l’insorgenza della bronchiolite: in modo particolare i bambini nati prematuri sotto la 35esima settimana hanno una predisposizione a contrarre tale virus, così come sono più a rischio i piccoli con cardiopatie congenite o affetti da malattie neuromuscolari o condizioni di immunodepressione.

I media continuano a dare grande risalto a questo virus: come mai se ne parla tanto? Si tratta di un’emergenza “giustificata”?

L’infezione da VRS c’è sempre stata, ma in questo particolare periodo pandemico non vanno trascurate le altre malattie della prima infanzia. Lo scorso anno a seguito dei lockdown e della chiusura degli spazi dedicati ai bambini (nidi e scuole materne) l’incidenza è stata assolutamente minore.

Ora purtroppo l’infezione da VRS sta conoscendo un’impennata sostanziale anche a causa del rallentamento delle norme di distanziamento sociale in numerosi paesi del mondo.

Cosa possiamo fare per ridurre il rischio?

Per ridurre il rischio, fondamentalmente, non dobbiamo dimenticare gli insegnamenti legati al Coronavirus:

a) Mantenere sempre un’accurata igiene delle mani, soprattutto quando maneggiamo un neonato o comunque un lattante

b) Indossare la mascherina anche in casa quando i genitori o i nonni o la baby sitter hanno in corso malattie da raffreddamento.

c) Starnutire nell’incavo del gomito perché non è solo il Coronavirus, ma anche il Virus Sinciziale che si diffonde con le secrezioni nasali, con la saliva, con il flugge. Anche il VRS sopravvive diverse ore sulle superfici (maniglie, mobili, cellulari, etc).

d) Cambiare la mascherina durante la giornata quando lavoriamo a contatto con i bambini

e) Quando rientriamo a casa, evitiamo di baciarli e abbracciarli senza esserci prima tolti la mascherina “contaminata” dall’ambiente esterno e senza esserci prima lavati le mani con acqua e sapone o strofinate con gel alcolico.

Quali sono i sintomi a cui dobbiamo prestare attenzione?

Purtroppo i sintomi iniziali sono quelli di una forma da raffreddamento con raffreddore e tosse, ma dobbiamo stare molto attenti perché nell’arco di pochi giorni, se non individuata e trattata adeguatamente, può portare all’insufficienza respiratoria.

Il respiro del bambino diventa difficoltoso, in quanto non riesce proprio a ottenere un’adeguata ossigenazione e trova faticoso respirare e anche assumere il pasto, diventa sempre meno reattivo e più soporoso, questi sono segni di allarme.

In gergo diciamo che ha un respiro “appoggiato” in quanto si osservano dei rientramenti sottocostali, intercostali, al giugulo e/o addirittura un alitamento delle ali nasali.

Come si cura?

È fondamentale intraprendere da subito una buona igiene del naso con lavaggi con soluzione salina anche più volte al giorno, seguiti da aspirazione delle secrezioni. È importante idratare il bambino favorendo l’assunzione di liquidi così come mantenere un ambiente caldo umido in casa.

Se invece è necessario il ricovero, allora viene somministrato ossigeno a flusso variabile per aiutare il piccolo a riprendersi. Nei casi gravi di insufficienza respiratoria la ventilazione meccanica in terapia intensiva diventa di fondamentale importanza.

Tendiamo a non dare di default farmaci come antibiotici (è una forma virale), cortisonici e broncodilatatori, tranne in casi selezionati dopo valutazione medica.

A che punto è la ricerca?

Poca informazione ancora vige su questo virus e sull’infezione che provoca, ma il compito del pediatra è quello di raccomandare sempre le misure di igiene e prevenzione. Parimenti la ricerca non si ferma, esiste un panel di esperti che studia il VRS e non dimentichiamo che anche altri virus quali il Rhinovirus possono causare la bronchiolite.

Esiste un vaccino?

Nei bambini a rischio impieghiamo un anticorpo monoclonale chiamato PALIVIZUMAB che consente di fare una profilassi, somministrando una dose mensilmente dall’inizio della stagione a rischio che in Italia va da novembre a marzo.

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