Coronavirus e lavoro da casa: una ricerca rivela che per molte donne italiane non è così “smart”

Come è cambiato il modo di lavorare in Italia nell’ultimo mese a causa del “lockdown” quasi totale delle attività produttive e con la necessità di restare a casa? Una prima risposta l’ha fornita una ricerca condotta dall’associazione “Valore D” che ha fatto una fotografia di come funziona (o meno) lo smartworking, scoprendo che per le donne non è proprio così “smart” e una su tre lavora persino più di prima.

Donne e smartworking

Le mamme lavoratrici ma in generale tutte le donne sono oberate di un carico di impegni maggiore per via dello smartworking: è questo uno degli aspetti più evidenti che emergono da una ricerca realizzata di recente da “Valore D”, un’associazione composta da un network di oltre 200 aziende e che da anni è impegnata a promuovere la parità di genere e a fornire soluzioni per conciliare vita professionale e ambito privato. Intitolata #IoLavoroDaCasa, l’indagine ha fotografato infatti il mondo del lavoro in Italia a più di un mese dall’esplosione dell’emergenza Coronavirus e con molti nuclei familiari costretti a restare a casa condividendo gli stessi spazi: come accennato il dato più rilevante riguarda lo smartworking al femminile che è ancora troppo poco “smart” dal momento che sulle donne grava un carico di responsabilità eccessivo.

Lavoro estremo e poco “smart”

Infatti dalla ricerca che ha coinvolto 1300 intervistati emerge per paradosso come una donna su tre lamenti il fatto di essere impegnata molto di più da casa che sul tradizionale posto di lavoro: basti pensare al fatto che si deve condividere l’abitazione col proprio compagno che magari ha bisogno di un suo spazio per lavorare e con i bambini e le loro continue richieste, tra lezioni telematiche e altre necessità. Anche per questo motivo forse alcune mamme lavoratrici rimpiangono la propria scrivania, il caffè al distributore automatico o persino il caos dell’ufficio. Anzi per una donna si può parlare proprio di “extreme working” dato che spesso non è facile trovare tranquillità e concentrazione quando si lavora da casa e senza orari determinati: problema che non sembra condiviso dagli uomini, con un solo soggetto su cinque che ammette di trovare lo smartworking più impegnativo e difficile da conciliare con l’essere papà.

Tra ottimismo per il futuro e confusione

“La nostra ricerca conferma che in famiglia le responsabilità continuano a gravare ancora sulle donne e specialmente in questa situazione d’emergenza” ha spiegato Barbara Falcomer: la direttrice generale di “Valore D” auspica inoltre che in futuro si sviluppi una maggiore corresponsabilità tra i due genitori per alleggerire questo doppio carico sulle mamme lavoratrici. Tuttavia quella che è una situazione d’emergenza potrebbe essere l’occasione per innescare un cambiamento nel mondo del lavoro e dare un’ulteriore impulso alla parità di genere: lo pensa infatti l’85% dei soggetti, con la convinzione che nei prossimi anni nasceranno sempre più aziende orientate a uno smartworking ben calibrato. Inoltre è interessante notare che il 60% delle donne interpellate vive questo momento con “sentimenti positivi e di rinnovamento” mentre il restante 40% prova “ansia e confusione”, soprattutto le Millennials (coloro che sono nate tra il 1981 e il 1996) e le più giovani che non si sentono “abbastanza forti” per affrontare la situazione attuale.

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