Custodi del mondo: la dolcissima canzone dello zecchino d’oro che insegna ad ascoltare i bambini

Anche per quest’anno si è concluso lo Zecchino d’Oro, arrivato alla sua 63esima edizione, che ha visto vincente la canzone “Custodi del mondo”, scritta da Simone Cristicchi e Gabriele Ortenzi e cantata da Anita Bartomei, bambina di otto anni.
La canzone ha colpito molto per la profondità del suo testo, che insegna agli adulti a entrare in comunicazione con i bambini, per poter imparare da loro tutto quello che vogliono dire.

La canzone vincitrice dello Zecchino d’oro, un messaggio per gli adulti

Un testo chiaro, semplice e lineare ma allo stesso tempo ricco di significato, così può essere riassunto il brano vincitore della 63esima edizione dello Zecchino d’Oro. La canzone si intitola “Custodi del mondo” e cerca di far comunicare due mondi diversi come quello degli adulti e quello dei bambini.
I custodi del mondo sono proprio loro, i più piccoli nei quali tutti confidiamo per il prossimo futuro. Nella canzone sono contenuti temi sociali, ambientali e relazioni: il brano infatti dà voce a un bambino il quale vorrebbe salvare il mare da tutto l’inquinamento, vorrebbe essere un pompiere per spegnere tutti i cellulari così da migliorare la comunicazione reale tra le persone e vorrebbe essere un orologiaio per poter fermare il tempo.

La canzone vincitrice dello Zecchino d’Oro: un invito ad ascoltare di più i bambini

Non solo ecologia e temi sociali ma anche un invito che il testo della canzone, cantato dalla piccola Anita, fa a tutti gli adulti: quello di ascoltare e interagire di più con i bambini, ai quali piace ridere, giocare nel vento in pena libertà e correre.
In particolare, un passo del brano dice “ci piacerebbe sapere l’effetto che fa quando qualcuno ci ascolta e riesce a fidarsi di noi. Siamo custodi di questo pianeta, voliamo leggeri con ali di seta, conoscici a fondo e guardati intorno“.

Parole chiare che pongono l’accento sul futuro in mano alle nuove generazioni, che hanno bisogno di essere supportate e tutelate non soltanto a livello pratico ma anche con un’educazione inclusiva e funzionale, che guardi i loro bisogni e li consideri come esseri pensanti, volenterosi di esprimersi e di dire la loro. Desiderosi, soprattutto, di essere ascoltati.

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