Fedez vuole cantare “Bella stronza” a Sanremo, il commento di Pellai

5 febbraio 2025 –

L’annuncio dei duetti in programma per l’edizione 2025 del Festival di Sanremo ha scatenato, come sempre, curiosità e reazioni. Tra le coppie previste spicca quella formata da Fedez e Marco Masini, intenzionati a reinterpretare uno dei successi più noti di Masini, “Bella stronza”.

Sin dal momento in cui la notizia è stata resa pubblica, non sono mancate discussioni e opinioni contrastanti, ma a colpire particolarmente l’attenzione è stato l’intervento di Alberto Pellai, scrittore, psicoterapeuta e figura di riferimento per quanto riguarda la tutela dell’età evolutiva. Pellai ha infatti lanciato un appello affinché la canzone venga sostituita, per il suo contenuto misogino e violento. L’intervento si inserisce nel coro della campagna dei pediatri contro i messaggi violenti nella musica trap e nel dibattito sulle responsabilità e sui messaggi trasmessi a un pubblico trasversale come quello di Sanremo.

Un testo “datato” e un contesto sociale profondamente cambiato

“Bella stronza” è uscita nel 1995, in un’epoca in cui il dibattito pubblico sulle parole e sui messaggi trasmessi dalla musica era decisamente meno acceso rispetto a oggi. Il testo, che racconta la fine turbolenta di una relazione costellata di rabbia e gelosia, utilizza un linguaggio crudo e aggressivo: espressione di un momento di forte rancore, in cui la protagonista femminile viene descritta con termini e immagini che, riletti con lo sguardo odierno, sollevano interrogativi sulla violenza verbale e fisica e sui modelli di comportamento proposti.

Giusto per citare alcuni versi della canzone:

Bella stronza, Che hai chiamato la volante quella notte

E volevi farmi mettere in manette

Solo perché avevo perso la pazienza

(…)

Ma di questo nostro amore così tenero e pulito

Non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto di violenza

E ancora ci sono strofe ancora più pesanti, che non riporteremo qui e che sembrano come sfumate ormai nel nostro immaginario collettivo. Le abbiamo ascoltate nel ’95, forse non vi abbiamo dato il giusto peso allora, ma possiamo farlo adesso.

In un periodo storico in cui la sensibilità comune è più attenta alle tematiche della violenza di genere, questi versi potrebbero risultare particolarmente inappropriati, soprattutto se considerati nel contesto di un evento popolare e inclusivo come Sanremo, trasmesso in prima serata e visto da un vastissimo pubblico.

Infatti in molti sostengono che la scelta di “Bella Stronza” fosse in realtà piuttosto ovvia: per il passato (e presente) di Fedez che cerca una sorta di vendetta e per il gossip che naturalmente ne scaturisce. Nel bene o nel male purché se ne parli!

La voce di Alberto Pellai contro la normalizzazione della violenza

Nel suo post sui social, Alberto Pellai ha espresso preoccupazione per l’impatto che l’esibizione di questo brano potrebbe avere. Lungi dal voler imporre una censura, Pellai sottolinea la responsabilità di ogni artista e, più in generale, del direttore artistico Carlo Conti nel veicolare messaggi coerenti con le esigenze di un pubblico in larga parte giovane, e con l’impegno sempre più diffuso nel contrasto alla violenza di genere.

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Il punto cruciale della riflessione di Pellai riguarda il contesto odierno: se trent’anni fa certe parole potevano passare quasi inosservate, oggi risuonano con forza alla luce delle campagne di sensibilizzazione e delle battaglie culturali che chiedono un utilizzo più rispettoso del linguaggio.

Il richiamo a figure emblematiche di un malessere sociale – come Gino, il papà di Giulia Cecchettin – invita a non sottovalutare l’effetto che parole dure e rabbiose possono avere su chi le ascolta, in particolare i più giovani.

Per Pellai, è fondamentale che gli adulti inizino a farsi carico di queste scelte artistiche e provino a “disinnescarne” il potenziale distruttivo, favorendo modelli relazionali più sani e rispettosi.

La campagna dei pediatri per un uso consapevole della musica

Il commento di Pellai si inserisce nel coro di voci di tanti pediatri italiani, che recentemente hanno lanciato una campagna contro la violenza nella musica trap. Un gruppo di medici ha realizzato e pubblicato su Instagram un video di sensibilizzazione rivolto a genitori ed educatori, mettendo in guardia sugli effetti che certi testi possono avere sullo sviluppo di bambini e adolescenti.

Nel filmato, incorniciato dalle note de “La Cura” di Franco Battiato, si confrontano brani di artisti italiani di diverse generazioni. Da un lato, canzoni di Baglioni, Nannini, Ramazzotti, De Gregori, Mengoni e Mia Martini, incentrate su amore, gentilezza e condivisione; dall’altro, alcuni pezzi rap/trap di Tony Effe, VillaBanks, Shiva, Ernia, Niky Savage, Fedez ed Emis Killa, dove prevalgono tematiche violente, rabbiose o misogine.

Il messaggio è chiaro: se la musica è un mezzo potente di comunicazione e identificazione, occorre prestare estrema attenzione a ciò che si propone a un pubblico giovane, per evitare che i contenuti più aggressivi vengano normalizzati o fraintesi.

Il dibattito sui social: censura o responsabilità culturale?

Non sorprende che, in un clima già rovente, la parola “censura” sia stata tirata in ballo. Tuttavia, come sottolinea lo stesso Pellai, sostituire un brano in un festival non equivale a cancellarlo dalla memoria collettiva. La canzone originale rimarrebbe comunque accessibile a tutti sulle piattaforme digitali e in ogni altro canale di ascolto. È semmai una questione di coerenza e di opportunità: dopo anni in cui sul palco dell’Ariston si sono tenuti monologhi e ospitate dedicati alla lotta alla violenza sulle donne, sarebbe paradossale riproporre testi che, anche soltanto a livello simbolico, possano rimandare a dinamiche aggressive o di sottomissione.

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Sanremo, per tradizione, funge spesso da specchio dei valori condivisi a livello nazionale; se da un lato celebra la libertà creativa e il percorso artistico dei cantanti, dall’altro non può ignorare il contesto culturale che sta cambiando e le responsabilità legate a ciò che viene comunicato.

Proposte alternative: portare valori più costruttivi sul palco

Nella sua riflessione, Pellai non si limita a criticare “Bella stronza”, ma offre anche una proposta concreta: attingere al vasto repertorio di Masini, che comprende numerosi brani profondi e di grande successo. In particolare, suggerisce un pezzo che parli di paternità, come “L’uomo volante”, tema che potrebbe risultare non solo più in linea con la dimensione personale di Fedez (da poco al centro dell’attenzione mediatica per vicende famigliari), ma anche più educativo per il pubblico.

Sarebbe un modo per onorare la lunga carriera di Masini, valorizzandone la sensibilità e la capacità di trattare temi importanti, e al tempo stesso dare un segnale forte di vicinanza a quella parte di società che chiede una narrativa più consapevole.

Fonte immagini: Instagram

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