Fiera delle armi: la polemica dell’accesso ai minori

Nei giorni scorsi, dal 13 al 15 febbraio, Vicenza ha ospitato l’edizione 2016 della Fiera delle Armi, il più grande evento di settore in Europa, con 48 espositori provenienti da paesi esteri e un nutrito pubblico, che nelle edizioni precedenti si è aggirato sulle 31 mila presenze.

Di questa fiera ci troviamo a parlare per le polemiche che ha portato con sé a causa del fatto di consentire il libero accesso anche ai minori, purché accompagnati da un adulto.

Ora, cosa dovrebbe farci un bambino a una fiera delle armi?

Come è possibile immaginare un minore a stretto contatto con pistole, fucili e munizioni? Se lo chiedono un po’ tutti, soprattutto se lo sono chiesti il parroco e l’intera diocesi di Vicenza, che condannano l’iniziativa considerandola animata da una logica di mercato (il mercato della guerra) del tutto priva di preoccupazioni etiche.

Se una parte i minori hanno potuto accedere alla fiera solo accompagnati da maggiorenni, e comunque è stato interdetto loro l’accesso al poligono di tiro, così come la possibilità di maneggiare armi, il messaggio che l’evento dà non cambia poi molto: permettere ai bambini di entrare a una fiera delle armi sembrerebbe quasi un voler far passare l’idea che le armi sono uno strumento di difesa come un altro, se non addirittura un giocattolo “affascinante”, da adulti. Qualcosa che va in direzione esattamente opposta rispetto a quella cultura del dialogo e della non violenza di cui si sente tanto bisogno.

E mentre il Comune di Vicenza riflette (un po’ tardivamente) sull’opportunità o meno di consentire l’accesso in fiera ai minori, sarebbe forse importante interrogarsi sui motivi dell’aumentata richiesta di armi in Italia e sul fascino che questi oggetti purtroppo spesso esercitano, anche sui giovani.

E voi, cosa ne pensate?

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Un commento

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  1. Negli Stati Uniti continuano a morire bambini uccisi da altri bambini che sono riusciti ad arrivare alle armi incustodite dei parenti. Ricordatevi sempre che in un momento di rabbia, quando a volte si perde la testa, un conto è tirarsi una scarpa, un conto avere in casa un’arma. Assolutamente contro, senza se e senza ma.