Filastrocche per stimolare il linguaggio del bambino

Parlare ai bambini, fin da piccolissimi (addirittura da quando sono nel grembo materno) fa benissimo! In maniera semplice e naturale iniziano a riconoscere suoni, sillabe e l’importanza della comunicazione. Storielle, ninne nanne, semplici canzoncine o nenie sono utilissime per favorire nei bambini il linguaggio, dapprima attraverso i suoni onomatopeici tipici della lallazione.

Perché le filastrocche fanno bene ai bambini?

In particolare, per i bimbi entro l’anno di vita, sono molto utili le filastrocche. Con la loro ripetitività, il ritmo cadenzato e cantilenante, stimolano la musicalità del linguaggio e aiutano fin dalla primissima infanzia a sviluppare la lallazione e successivamente a sviluppare il linguaggio, parlando prima e meglio.

Come mai le filastrocche hanno questo effetto sui bebè? Cosa cattura la loro attenzione mettendo in moto un meccanismo di stimolazione cerebrale e di memorizzazione linguistica? Sono le rime, le cadenze da nenia, la modulazione e intonazione della voce, oltre che le parole semplici a svolgere un ruolo primario in questa sorta di imprinting lessicale, che per i neonati è tanto utile quanto lo sono le favole per i bimbi più grandi.

Non solo filastrocche, ma anche canzoni e dialoghi

Come si evince da un recente studio condotto dalla biologa del linguaggio Laura Ann Petitto su due gruppi di bambini dai 6 ai 12 mesi, i piccoli agiscono per imitazione, sentendo i grandi pronunciare determinati suoni, come quelli delle filastrocche, appunto. I neonati hanno già la capacità di cogliere i ritmi temporali del linguaggio e di farli propri, cercando di tradurre in suoni le parole, in base alle capacità che hanno a disposizione per la loro età.

Ecco allora che raccontare filastrocche, cantare o anche solo parlare in modo semplice ai bambini, coinvolgendoli dal punto di vista linguistico, sono buone pratiche che gettano le basi per uno sviluppo adeguato e completo del loro linguaggio, prima attraverso la lallazione e successivamente con il linguaggio vero e proprio e con la comunicazione verbale.

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