Genitori stressati: in Germania hanno diritto a 3 settimane per curare il burnout

Si chiama Kur e di fatto è un periodo di 3 settimane finalizzato a ricaricare le batterie e a ritrovare benessere psico-fisico.

Questo ritiro terapeutico è quanto ha stabilito la legge in Germania per tutti quei genitori che soffrono di così detto burnout parentale, ovvero di quello stato di esaurimento connesso con i propri impegni di mamma o di papà.

Burnout, cos’è e come si presenta?

Fare il genitore è un’attività decisamente stancante e l’accumulo di problemi, ansie e scadenze, spesso costringe ad uno stop che possa fungere da vero e proprio ristoro per ricaricare le batterie. Scopriamo come in Germania tutto questo abbia preso forma di legge.

Molti genitori hanno parlato di nebbia mentale per descrivere quello stato persistente di ansia, stanchezza e malessere che influenza la concentrazione al lavoro, che rende estremamente pesanti le attività quotidiane e che allontana emotivamente dai propri figli. Tale condizione di sovraccarico viene indicata con il termine burnout, e tra i problemi più comuni può comportare ansia, insonnia, agitazione, depressione, oltre ad un complessivo stato di spossatezza diffusa.

Questa fase di esaurimento emotivo coincide molto spesso anche con un allontanamento affettivo dai propri figli, che induce una sorta di circolo vizioso provocante una sensazione di inefficacia nel fare la mamma o il papà. Il burnout può anche influenzare fortemente i figli che, a stretto contatto con genitori affetti da disagio psicologico di questo tipo, possono sviluppare più facilmente sintomi di depressione o malessere affettivo.

Come intervenire contro il burnout? Il caso della Germania

Il burnout è una condizione molto più diffusa di quanto si pensi, anche in Germania, dove negli ultimi anni ad essere colpita è stata circa la metà della popolazione, colpa anche della pandemia. Così per legge, coloro che ne soffrono hanno diritto ad un ritiro terapeutico. Il primo passo da compiere è quello di richiedere l’assistenza di un medico che vada ad attestare il malessere derivato dallo stress. Poi attraverso un’assicurazione sanitaria viene prescritto un periodo di isolamento di tre settimane definito Kur.

Tale ritiro garantisce a mamme e papà sopraffatti da impegni e problemi un intervallo di tre settimane ogni quattro anni volto a ritrovare il benessere. La Kur dunque assume i tratti di una specie di pausa da tutte le responsabilità e le incombenze, e svincola ogni genitore dal doversi occupare di qualcun altro, ma anzi lo rende un paziente, di cui saranno altri ad occuparsi.

Questa pausa da tutto e tutti si svolge spesso in cliniche, centri benessere, monasteri, o altre particolari location, passa attraverso la prescrizione medica e il finanziamento delle assicurazioni sanitarie che si fanno carico di tutte le spese, e parte con una serie di terapie a cui attenersi in modo rigoroso. Esercizi fisici, yoga, nordic walking, meditazione, dieta e diverse ore trascorse a giocare con i propri bambini sono soltanto alcune delle più comuni attività che normalmente le mamme e i papà soggetti a burnout svolgono durante il periodo di ritiro.

Anche se una domanda sorge spontanea: cosa succede all’altro genitore quando mamma o papà si prendono una pausa?

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