La scuola più multietnica d’Italia è a Milano e applica un metodo sperimentale di successo

È di una scuola di Milano il primato di istituto scolastico più multietnico d’Italia: si tratta dell’Istituto Radice, in via Paravia nel quartiere San Siro. In questa scuola, circa il 95% degli alunni non è italiano.

Nata come una “scuola ghetto”, nella quale confluivano i figli dei migranti nati in quartieri difficili, ad oggi l’istituto Radice ha assunto una certa centralità nel panorama scolastico milanese, anche grazie a un metodo di apprendimento fortemente innovativo e dall’aspetto socializzante. I ragazzi possono imparare la matematica e altre discipline grazie al contatto diretto con la natura, un metodo che apporta innumerevoli vantaggi.

La scuola Radice di Milano: la più multietnica d’Italia

L’Istituto Radice è la scuola più multietnica d’Italia: su 160 studenti, soltanto 8 sono italiani mentre tutti gli altri sono di origine tunisina, marocchina, araba, cinese, thailandese e ucraina. Ciò viene considerato un valore aggiunto, grazie alla perfetta integrazione tra origini e tradizioni diverse.

L’istituto è collegato con la scuola media Negri, e offre numerose attività collaterali ai ragazzi come rugby, atletica e arrampicata. Le statistiche danno ragione alla bontà dell’Istituto: la maggior parte degli alunni continuano gli studi fino al liceo e alcuni all’università.

Il metodo di insegnamento della scuola: un valore aggiunto

La dirigente scolastica Manuela d’Onofrio è molto orgogliosa della sua scuola e dallo stile di insegnamento che essa adotta, che trae origine dal “metodo Pizzigoni“: gli alunni passano molto tempo a contatto con la natura, attraverso un iter educativo che si snoda tra incontri dal vivo con esperti, esperienze sensoriali, gite fuori porta e laboratori.

In questo modo è più facile apprendere le varie discipline, soprattutto le scienze naturali e la matematica, in un ambiente più stimolante e coinvolgente.

Un metodo che funziona, come dimostrano anche le iscrizioni in continua crescita: in circa tre anni gli alunni iscritti in prima sarebbero addirittura raddoppiati, anche grazie all’aiuto di associazioni che favoriscono l’integrazione delle famiglie.

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