Latte: due “ricette biologiche” per maschi e femmine

Care lettrici, ci scusiamo per aver provocato tante reazioni negative con l’articolo pubblicato il 3 maggio. Purtroppo le fonti da cui abbiamo attinto la notizia e i dettagli ad essa collegati, così come circolano su molte altre importanti testate on-line, pare contengano dati errati, tanto che la stessa ricercatrice americana lamenta di essere stata fraintesa.

Pertanto, riteniamo opportuno riscrivere il testo attingendo direttamente alle fonti originali in lingua inglese.

Siamo certi della vostra comprensione sulla nostra buona fede e professionalità. 

 

È risaputo, il latte materno è l’alimento ideale per i neonati fin dal loro primo vagito.

Allattare al seno fa bene al bambino e fa bene alla mamma, e, apporta una grande quantità di sostanze nutrienti, come ferro, nonché enzimi e anticorpi non presenti in alcun tipo di altro latte. E, come dimostrano studi clinici, il 95% delle donne può fisiologicamente allattare il proprio bambino, cioè la quasi totalità delle neomamme.

Stando a recenti ricerche, capitanate dalla dott.ssa Katie Hinde dell’Università di Harvard, per le specie da lei studiate il latte materno avrebbe una composizione diversa per maschi e femmine. Per questo, la biologa parla di vere e proprie “ricette biologiche” differenti, insite nelle diverse specie, che, in maniera naturale producono un latte più ricco di grassi e proteine per i maschi, più abbondante e ricco di calcio per le femmine.

Partendo dall’analisi del latte prodotto dalle mamme-scimmie, infatti, la dott.ssa Hinde sottolinea come il latte dei primati sia differente se i cuccioli da allattare siano scimmiette o scimmietti. Latte più ricco di calcio nel primo caso e più grasso e ricco di proteine nel secondo caso. Ma non solo. Nei cuccioli di scimmia (ma anche nei neonati) maschi e femmine reagiscono in modo diverso al cortisolo (l’ormone “dello stress” presente nel latte). Se nei maschietti non si notano reazioni particolari a questa molecola, nelle femminucce si ha una maggiore irritabilità.

Per assecondare le naturali caratteristiche biologiche, quindi, nei casi in cui, per svariate ragioni, si debba ricorrere al latte artificiale, o all’allattamento misto, la biologa ipotizza che dalle future ricerche potrebbe emergere una formulazione del latte artificiale più mirata, con ricette differenti per lui e per lei.

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5 commenti

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  1. Grazie per il link. Se non sbaglio avete precisato la frase finale dell’articolo, vero? Così suona certamente molto meglio di quanto non ricordi :)

  2. Potete cortesemente postare il link originale che avete tradotto?
    A quanto ne so, la Hinde non auspica alcuna diversificazione dei latti artificiali, specialmente perché la ricerca è appena agli inizi. /Andrea

  3. Scusate, potete mettere il link orignale inglese da cui avete tratto quello che dite?

    La Hinde non ipotizza nulla riguardo una “composizione più mirata del latte materno”, in quanto lei stessa dice che al momento non ci sono minimamente informazioni sufficienti.