14 novembre 2025 –
Spesso, quando pensiamo allo sport, alla resistenza o alla rapidità con cui un bambino si muove, siamo abituati a dire che è “una cosa di famiglia”. Forse il papà correva veloce da piccolo, oppure la mamma ha sempre avuto una grande passione per lo sport. Ma cosa dice davvero la genetica su ciò che ereditiamo dai genitori quando si parla di abilità fisiche?
Le ricerche più recenti hanno portato alla luce un aspetto sorprendente: una parte molto importante del potenziale atletico dei bambini arriva proprio dalla mamma, grazie a una particolare eredità genetica che tutti riceviamo solo da lei.
Il ruolo speciale del DNA mitocondriale materno
Ogni cellula del nostro corpo contiene i mitocondri, minuscole strutture che funzionano come vere e proprie centrali energetiche. Sono responsabili di trasformare ciò che mangiamo e respiriamo in energia immediatamente disponibile per muoverci, correre, saltare e recuperare dopo uno sforzo. Questo processo è fondamentale per la resistenza, l’efficienza muscolare e la capacità di sopportare attività prolungate.
La parte interessante è che il DNA contenuto nei mitocondri (mtDNA) proviene esclusivamente dalla madre. Studi pubblicati su Physiological Genomics hanno dimostrato che alcune varianti di questo DNA sono associate a una migliore capacità di resistenza, a un VO2 max più elevato e a tempi di recupero più rapidi. Il VO2 max è il volume massimo di ossigeno che un individuo può consumare al minuto per chilogrammo di peso corporeo durante un esercizio fisico massimale. È un indicatore chiave dello stato di forma aerobica (fitness cardiorespiratorio). In poche parole: più il corpo è efficiente nel trasportare e utilizzare ossigeno, migliori sono le prestazioni fisiche migliori e maggiore resistenza.
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E non è un caso che, nonostante la minore partecipazione effettiva alle maratone, sulle lunghissime percorrenze le donne abbiano spesso e volentieri una resistenza maggiore degli uomini.
Questo non significa che i papà non contribuiscano alla performance atletica. Al contrario, i geni che incidono sulla potenza muscolare, o quelli legati alla resistenza cardiovascolare, provengono da entrambi i genitori e contribuiscono a caratteristiche come forza, altezza o massa muscolare.
Tuttavia, l’efficienza con cui tutta questa “struttura genetica” lavora dipende in gran parte proprio dal DNA mitocondriale materno. È come se la mamma passasse il motore, mentre entrambi i genitori contribuiscono alla carrozzeria e alla meccanica dell’auto.
Cosa significa davvero ereditare l’abilità atletica?
I ricercatori spiegano che circa la metà della nostra capacità di resistenza o della velocità con cui recuperiamo dopo un esercizio è influenzata dai geni. Ma il modo in cui il corpo utilizza questa predisposizione genetica dipende da molti fattori: l’ambiente, le abitudini di movimento, la motivazione, l’alimentazione e soprattutto le opportunità di fare attività fisica fin da piccoli.
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Proprio per questo motivo è utile ricordare che la salute e la forma fisica della mamma prima e durante la gravidanza possono influire sulla qualità del DNA mitocondriale che il bambino eredita. Una mamma attiva, che si alimenta in modo equilibrato e si prende cura di sé, offre indirettamente ai figli un “motore” energetico più efficiente.
Ecco perché dopo decenni di raccomandazioni come “mangiare per due” e “stare a riposo”, si è iniziato a raccomandare una dieta equilibrata e una moderata attività fisica alle donne in gravidanza (tolte le situazioni specifiche come il parto a rischio o altre patologie).
Un nuovo modo di guardare al talento sportivo dei bambini
Queste scoperte non servono a stabilire a chi vada il “merito” delle capacità atletiche dei bambini, ma a comprendere meglio come funziona l’eredità biologica. Per anni si è pensato che la forza, la rapidità o la predisposizione allo sport venissero soprattutto dal lato paterno. Oggi sappiamo che la mamma gioca un ruolo fondamentale, perché trasmette il sistema energetico che permette a muscoli e cuore di lavorare al meglio.
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La genetica, però, non rappresenta mai un destino. Anche il bambino più predisposto avrà bisogno di incoraggiamento, occasioni per muoversi e una vita attiva; allo stesso modo, un bambino senza particolare “vocazione genetica” potrà sviluppare buone capacità atletiche grazie all’allenamento, alla costanza e al divertimento.




