16 settembre 2025 –
I primi mesi di vita di un neonato sono un periodo di straordinaria crescita e di continui adattamenti, sia per il piccolo che per i suoi genitori. Tra le principali fonti di preoccupazione e di attenzione vi è senza dubbio il funzionamento del suo apparato digerente. Il sistema gastrointestinale di un lattante è ancora immaturo e in via di sviluppo, una condizione fisiologica che lo rende particolarmente sensibile e soggetto a una serie di piccoli disturbi che, sebbene spesso benigni e transitori, possono turbare la serenità familiare.
Comprendere le dinamiche della digestione neonatale, imparare a riconoscere i segnali inviati dal bambino e conoscere le strategie per alleviare i fastidi più comuni è fondamentale per accompagnarlo con serenità in questa delicata fase di crescita. Questioni come il rigurgito, le coliche o la consistenza delle feci, come nel caso della cacca dura nei neonati, sono all’ordine del giorno, ma affrontarle con consapevolezza aiuta a viverle con maggiore tranquillità.
Il rigurgito è normale
Uno dei fenomeni più comuni è il rigurgito, spesso confuso con il vomito. Si tratta della fuoriuscita passiva di una piccola quantità di latte dopo la poppata ed è causato dall’immaturità del cardias, la valvola che separa l’esofago dallo stomaco. Nel neonato, questa valvola non si chiude ancora perfettamente, permettendo al contenuto gastrico di risalire con facilità, specialmente se il bambino viene sdraiato subito dopo aver mangiato.
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Si tratta di un evento del tutto normale che tende a risolversi spontaneamente con la crescita, solitamente entro il primo anno di vita. Per gestirlo, è utile tenere il bambino in posizione verticale per circa 15-20 minuti dopo la poppata, favorire il ruttino e, se allattato artificialmente, utilizzare tettarelle con un foro adeguato a evitare che ingerisca troppa aria.
Le coliche gassose possono essere alleviate
Un altro disturbo che mette a dura prova la pazienza dei genitori sono le cosiddette coliche gassose. Queste si manifestano con crisi di pianto inconsolabile, solitamente nelle ore serali, durante le quali il neonato appare sofferente, contrae le gambine verso l’addome e ha la pancia tesa. Le cause non sono ancora del tutto chiare, ma si ipotizza che siano legate all’immaturità dell’intestino, all’accumulo di aria ingerita durante la suzione e alla difficoltà di espellerla.
Non esiste una cura risolutiva, ma diverse strategie possono offrire sollievo. Praticare un leggero massaggio circolare sul pancino in senso orario, flettere dolcemente le gambe del piccolo verso l’addome o cullarlo in una fascia possono aiutare a ridurre il disagio. È importante mantenere la calma e offrire conforto al bambino, ricordando che anche questo fenomeno è destinato a scomparire con la crescita.
Osservare le feci
Infine, anche la regolarità intestinale può essere fonte di dubbi. Le feci di un neonato allattato al seno sono tipicamente morbide, di colore giallo-oro e le evacuazioni possono essere molto frequenti. Con il latte artificiale, le feci tendono a essere più pastose e meno frequenti.
La stitichezza vera e propria, con feci dure e a palline, è un evento che richiede sempre il parere del pediatra. Spesso, però, quello che i genitori interpretano come stitichezza è in realtà “dischezia”, ovvero una difficoltà del neonato a coordinare la spinta addominale con il rilascio dello sfintere. In questo caso il bambino si sforza e arrossisce, ma poi emette feci di consistenza normale.
Osservare il proprio bambino, imparare a interpretare i suoi segnali e affidarsi sempre al consiglio del pediatra per ogni dubbio, sono gli strumenti più preziosi a disposizione di un genitore per garantire il benessere digestivo del proprio piccolo.




