27 maggio 2025 –
Secondo le ultime stime, ogni anno circa un bambino su 10 nasce pretermine, ovvero prima della 37a settimana di gestazione.
Ogni anno, quindi, milioni di famiglie nel mondo si trovano ad affrontare la nascita prematura di un bambino, con tutte le complicazioni e i rischi che questa comporta. Ma un’importante innovazione potrebbe presto rivoluzionare la prevenzione: si tratta di un test del sangue non invasivo, capace di identificare con largo anticipo le gravidanze a rischio.
L’innovazione che arriva dalla Cina: l’analisi dell’RNA libero circolante
Il test è stato sviluppato dai ricercatori del BGI Research di Shenzhen in collaborazione con l’Ospedale di Ostetricia e Ginecologia dell’Università Fudan di Shanghai, e presentato durante la conferenza annuale della Società Europea di Genetica Umana tenutasi a Milano.
L’intuizione dei ricercatori è stata semplice, ma geniale: durante la gravidanza, nel sangue materno circolano frammenti di RNA libero (cfRNA), piccole tracce biologiche che riflettono l’attività genetica sia della madre che del feto. Analizzando il profilo di questi frammenti, il team è riuscito a identificare schemi associati a un aumentato rischio di parto prematuro, ben prima che insorgano segni clinici evidenti.
Secondo i primi studi, il test potrebbe essere eseguito già alla 16ª settimana di gravidanza, fornendo alle future mamme e ai medici un’utile finestra temporale per intervenire con strategie preventive personalizzate.
Una risposta concreta a un problema globale
Il parto prematuro rappresenta una delle sfide più grandi della medicina neonatale. Secondo i dati più aggiornati, ogni anno nascono prematuramente circa 13,4 milioni di bambini nel mondo – ovvero uno su dieci. Di questi, quasi un milione muore a causa di complicanze legate alla nascita anticipata, rendendo il parto prematuro la principale causa di mortalità infantile sotto i cinque anni.
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In Italia la situazione non è da meno: si stima che ogni anno nascano tra i 25.000 e i 30.000 bambini prematuri. Molti di questi sono “late preterm”, ovvero nati tra la 34ª e la 37ª settimana, ma una fetta rilevante è costituita anche da neonati molto prematuri o estremamente prematuri (circa lo 0.9-1% – fonte: SINPIA – Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza).
, con complicazioni spesso gravi che richiedono settimane o mesi di cure intensive.
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Molta parte della ricerca si occupa soprattutto delle nuove terapie, che se somministrate tempestivamente, possono migliorare il decorso della degenza e ridurre i rischi per i deficit cognitivi dovuti a un parto pretermine.
Verso una medicina prenatale più predittiva e personalizzata
L’introduzione di un test del sangue predittivo come quello descritto rappresenterebbe una svolta epocale per la ginecologia moderna, un po’ come il test del DNA fetale (o NIPT test) ha permesso di diagnosticare in tempo malformazioni e mutazioni genetiche nel feto, con metodi meno invasivi rispetto all’amniocentesi e villocentesi.
Attualmente, l’individuazione delle gravidanze a rischio avviene spesso solo dopo la comparsa dei primi segnali clinici – un approccio reattivo, quando invece la prevenzione sarebbe la chiave per ridurre drasticamente i casi di parto prematuro.

Con questo nuovo test, si potrà invece adottare una visione più predittiva della medicina prenatale. I medici potranno pianificare un monitoraggio più attento, suggerire modifiche nello stile di vita o nella terapia, o adottare misure preventive come la somministrazione di progesterone o il riposo forzato.
Prossimi passi: convalide cliniche e accessibilità
È importante sottolineare che, sebbene i risultati preliminari siano promettenti, il test non è ancora disponibile su larga scala. Saranno necessari ulteriori studi clinici e validazioni indipendenti per confermarne l’efficacia e l’affidabilità, oltre a un processo di regolamentazione che ne garantisca la sicurezza.
Altro nodo cruciale sarà l’accessibilità: per diventare davvero utile nella pratica quotidiana, il test dovrà essere economico e facilmente integrabile nei protocolli standard già esistenti per le donne in gravidanza.
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