Niente lezioni sulla Divina Commedia per gli studenti musulmani: ‘offende l’Islam’

27 maggio 2024 –

Scoppiano di nuovo polemiche sulla scuola e gli studenti di fede musulmana: la causa è quanto accaduto in una scuola media di Treviso, dove due studenti musulmani sono stati esentati dallo studio della Divina Commedia di Dante Alighieri.

La decisione, motivata dal fatto che l’opera è percepita come offensiva per l’Islam, ha visto la reazione del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che ha disposto un’ispezione per chiarire i fatti.

Esentati dallo studiare la Divina Commedia

Il caso è nato dall’iniziativa forse eccessivamente scrupolosa di un professore che, prima di affrontare l’opera dantesca, ha chiesto il consenso ai genitori degli studenti già esentati dall’ora di religione. I genitori degli alunni musulmani hanno infatti chiesto l’esonero dallo studio di Dante, ritenendo che la “Divina Commedia” offenda la loro religione.

Al di là dell’evidente sfondo religioso dell’opera dantesca, in particolare si cita il fatto che Dante abbia collocato proprio il profeta Maometto nel VIII cerchio dell’inferno, dove si trovano i seminatori di discordie e scismatici. Questo fatto offenderebbe l’Islam, e infatti ha portato alla censura della Divina Commedia in diversi paesi islamici.

Come alternativa, per gli studenti esentati, l’insegnante ha proposto lo studio di Boccaccio.

Dante e l’Islam: i precedenti

Come dicevamo, non è la prima volta che Dante entra in collisione con l’Islam: può essere abbastanza evidente per lo sfondo religioso dell’opera. Ma ha suscitato diverse polemiche anche la scelta alternativa del Boccaccio, più difficile da affrontare e comunque considerato “immorale” dal punto di vista islamico.

Giuseppe Valditara ha dichiarato l’esclusione inammissibile e ha disposto un’ispezione per verificare i fatti.

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Molti esponenti politici e anche scrittori hanno evidenziato che la conoscenza dell’opera dantesca fa parte del patrimonio culturale italiano, oltre all’importanza nel programma scolastico, e che l’integrazione culturale passa anche dalla conoscenza dei testi, anche se considerati divergenti dalla propria moralità.

La cancel culture e la mancata contestualizzazione delle opere

Come al solito si tratta del problema della mancata contestualizzazione: è uno dei motivi per cui anche in Italia si continua a parlare di “cancel culture”, spesso a sproposito. Le opere scritte decenni fa, o anche secoli fa, risultano necessariamente distanti dalla nostra cultura: studiarle non significa abbracciare il loro messaggio o la loro morale.

Nei casi più problematici, come le opere che negli Stati Uniti normalizzano il razzismo o la segregazione razziale, la cosa più sensata da fare sarebbe aiutare i ragazzi a leggere criticamente le opere, offrendo sempre una contestualizzazione che aiuti a capire anche la nostra storia e il nostro passato.

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Se da un lato è giusto non indulgere nella diffusione di modelli superati (come il maschilismo, il razzismo o il colonialismo) o di visioni del mondo ormai considerate superate, non bisogna neanche mettersi i paraocchi e dimenticare che la storia da lì c’è passata eccome.

Integrazione e libertà religiosa nelle scuole

Ancora una volta la scuola scatena dibattiti su temi complessi come l’integrazione culturale, la libertà religiosa e il ruolo della scuola nell’educazione. Mentre alcuni vedono l’esenzione come una sottomissione ai valori non occidentali, altri la interpretano come una questione di rispetto religioso.

Resta da vedere come le ispezioni disposte dal ministero chiariranno la questione e quali soluzioni verranno adottate per bilanciare questi valori contrastanti.

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