7 marzo 2025 –
Un gesto di ribellione si trasforma in un caso nazionale. Un ragazzo di 13 anni, per non salire su una scala con i colori dell’arcobaleno, decide di arrampicarsi sul corrimano, mettendo a rischio la propria sicurezza.
Questo comportamento gli costa una nota disciplinare, ma i genitori non ci stanno e portano la questione fino al Ministero dell’Istruzione. Ne nasce un acceso dibattito su inclusione, libertà di pensiero e ruolo educativo della scuola.
La Scala Arcobaleno: simbolo di inclusione o strumento ideologico?
È ormai accaduto un mese fa, ma se ne discute solo in questi giorni perché i genitori dello studente tredicenne hanno lanciato un appello al Ministro Valditara. La scala in questione fa parte di un’iniziativa della scuola media Educandato Agli Angeli di Verona, che aveva aderito alla Giornata contro l’omofobia dipingendo alcuni gradini con i colori dell’arcobaleno e aggiungendo parole come “rispetto”, “fiducia”, “ascolto” ed “empatia”. L’obiettivo? Promuovere semplicemente un ambiente inclusivo e sensibilizzare gli studenti sui valori dell’accoglienza e del rispetto reciproco.
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Tuttavia, non tutti hanno accolto positivamente questa iniziativa. Il 13enne protagonista della vicenda si sarebbe rifiutato di attraversare la scala, e nel tentativo di evitarla, ha scelto una soluzione pericolosa : aggrapparsi al corrimano e cercare di salire senza toccare i gradini.
Questo comportamento, oltre a essere rischioso per la sua sicurezza, è stato giudicato inadeguato dall’insegnante presente, che ha deciso di segnalarlo con una nota disciplinare. Da qui nasce il contenzioso tra la scuola e la famiglia dello studente, che ha richiesto la revoca della sanzione.
Quando la scuola diventa un campo di battaglia ideologico
I genitori del ragazzo non hanno accettato la punizione e si sono rivolti all’Ufficio Scolastico e al Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. La loro posizione è chiara: il figlio non ha fatto nulla di sbagliato e la nota rappresenta un’ingiustizia. Sostengono che la scuola non possa imporre determinati valori e che il loro figlio abbia esercitato il diritto alla libertà di pensiero.
Il punto però che molti si dimenticano di sottolineare è la motivazione reale per aver ricevuto la nota: non è stata l’opposizione del ragazzo a fare la scala a fargli guadagnare la nota, ma il fatto di aver cercato di saltarla mettendo a rischio la sua sicurezza.
La vicenda ha comunque rapidamente oltrepassato i confini scolastici, trasformandosi in un caso politico. Da una parte, molti hanno condannato l’atteggiamento del ragazzo, definendolo un segnale preoccupante di intolleranza nelle nuove generazioni.
Dall’altra, figure politiche di centrodestra hanno invece difeso la sua scelta, criticando l’imposizione di ideologie nelle scuole.
Il ruolo della scuola e dei genitori secondo Crepet: educazione o indottrinamento?
Uno dei nodi centrali della discussione è il ruolo della scuola nell’educazione civica. Se da un lato la scuola ha il compito di trasmettere valori di inclusione e rispetto, dall’altro vi è il rischio di percepire alcune iniziative come imposizioni ideologiche. Questo caso specifico solleva un dilemma importante: dove finisce l’educazione e dove inizia l’indottrinamento?
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Ha commentato l’episodio anche Paolo Crepet, psichiatra e noto opinionista di storie di scuola ed educazione: “Hanno sbagliato tutti in questa storia: la scuola e la famiglia. Per i bambini questi discorsi non esistono: se li fanno, sono portavoce del pensiero dei genitori“.
Ma aggiunge un altro tassello importante: “Mi chiedo perché i genitori si scandalizzino per l’ultimo gradino di una scala in cui c’è scritto che “l’amore è amore” e non si scandalizzino per quello che lasciano fare ai loro figli“.
Il dibattito sui diritti civili e l’inclusione nelle scuole
Il dibattito sulla scala arcobaleno di Verona non si esaurirà presto. E non è il solo. Abbiamo continuamente notizia di scontri ideologici all’interno del mondo della scuola. Com’è successo anche con il libro di Walter Veltroni sulla Costituzione Italiana, tacciato di essere “propaganda gender”.
A Verona abbiamo un dibattito complesso scatenato da un provvedimento disciplinare forse meritato, perché un ragazzo si è messo in pericolo da solo. Abbiamo inoltre le motivazioni ideologiche di questo gesto: e si può essere d’accordo o meno con la non condivisione dei valori LGBTQ+, ma il rispetto e l’uguaglianza sono valori universali riconosciuti nella Costituzione.
Da un lato quindi, vi è chi sostiene che episodi come questo dimostrino l’urgenza di una maggiore educazione ai diritti civili. Dall’altro, vi sono coloro che vedono nella scuola un luogo che deve garantire anche il diritto alla libertà di pensiero, senza costringere gli studenti ad aderire a determinati principi.
La scuola è e deve restare un luogo di crescita e confronto, ma come gestire situazioni simili in futuro rimane una sfida aperta.
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