La testa schiacciata sul cuscino morbido.
Gli occhi chiusi.
Sognate. O sì, sognate beatamente.
Addirittura sognate di dormire. E nel sogno dove sognate di dormire sognate ancora di dormire. Sono notti da mamme.

Non serve uno specialista per capire che avete sonno.
Che non dormite da una settimana.
Che uccidereste per avere una notte intera senza svegliarvi.
Ah una notte intera. Ne basterebbe solo una. E poi tutto sarebbe più semplice.
Tutto sarebbe quasi facile…
Ma ahimè… non è il vostro destino. Il vostro destino ha in programma altro per quella notte.

La vostra creatura, la vostra meraviglia, la delizia dei vostri occhi, la speranza e il futuro di questo mondo intero apre improvvisamente gli occhi.
Il che non comprometterebbe ancora il vostro sonno.
Se non aprisse anche… la bocca.
Ed è un attimo che urla il vostro nome.
A dire il vero non è proprio il vostro nome.
È certo qualcosa di più, qualcosa di universale, di magico ma anche a volte qualcosa di diverso.

Siete voi, ma non siete solo quello.
Siete quello ora. Ma non siete stato sempre quello.
Nessuno al di fuori di quella casa vi chiama così…

A proposito come vi chiamate? Lo avete quasi dimenticato.
Non ha importanza … è comunque chiaro a chi si rivolga.
“Mammaaaaaaaaaaaaaaaaa !!”
“Mammaaaaaaaaaaaaaaaaa !!”
Sono urlatori di professione.
Sono Tarzan. Sono Jane.
La voce arriva facilmente al piano di sopra. E anche a quello di sopra.
Va oltre la strada. Tutto il quartiere li sente.
Sapete bene che è inutile sperare.
Non smette mai quando fa così.

E vostro marito, il vostro compagno, il padre che è accanto a voi, lui, lui si è girato dall’altra parte.
Come a dire: ha chiamato te, non me.
E si è già riaddormentato. Come fa?
Perché qualche volta non chiama lui?
Perché non urla “Papààà”?

Non c’è altro tempo, l’urlatore o urlatrice non smette, siete madri e come tali vi alzate.
Lui o lei bellissimi anche di notte, con quegli occhioni tenerissimi vogliono il ciuccio, il latte, l’acqua, vogliono voi. Vi vogliono accanto. Vicine, vicinissime. Vogliono il vostro fiato. Il vostro odore.
E siete ormai così stanche. Così irrimediabilmente distrutte che mentre cantate la ninna nanna per farli riaddormentare gli occhi vi si chiudono lentamente.
E vi addormentate.
Accanto a loro.

Sono le quattro di notte ora.
Qualcosa ha preso la caviglia.
È un coccodrillo. È una tenaglia. È il morso di un serpente.
Nel sogno forse. Ma quando vi svegliate è la vostra gamba che non riceve più sangue.
Vi siete addormentate con il ginocchio incastrato nel lettino.
La gamba è bloccata, non entra distesa.
Dovete assolutamente muoverla e ora vi formicola tutta e vi fa un male tremendo.
Vi spostate lentamente. Vi spostate davvero molto lentamente.
Ma la vostra meraviglia. Il vostro amore riapre di nuovo gli occhi.
E con il braccio vi riporta giù.
Ginocchio compreso.

È la notte delle mamme. Sacrificio e lettino piccolo.
Ciucci e latte.
Accovacciate ed in piedi.
Formicolanti, devastate e felici.
Fiato a fiato con i vostri pargoli.
Dormite ogni tanto.
E per qualche minuto sognate anche…
…di dormire almeno una notte tutta di filato.

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