Papà discriminati: dall’Inghilterra parte una battaglia per la loro difesa

All’alba del 2017, le discriminazioni quotidiane nei confronti dei papà rimangono sempre numerose. Espressioni come “non aiuta”, “non è attento”, “non collabora”, sono all’ordine del giorno nelle risposte che le mamme danno a chi chiede loro come si comporta il papà con il bambino. Nonostante queste frasi siano spesso pronunciate a ragione, una mamma inglese non ci sta e ha dato il via ad una battaglia contro la discriminazione dei papà: lei è Emily Roberts, madre di un bimbo di poco due mesi.

Emily, sulle colonne dell’Independent, si indigna. Secondo lei, dare aggettivazioni poco gratificanti ai padri è poco edificanti e, soprattutto, sessista, un po’ come accade alle donne nel mondo del lavoro. In questo caso, in famiglia, la discriminazione si ribalta all’opposto.

Superare i pregiudizi sui papà discriminati

La Roberts, attraverso il suo sfogo, desidera sensibilizzare tutte le coppie e l’intera società a progredire nell’ormai obsoleta credenza di come si svolgono le dinamiche della vita genitoriale: secondo la neo mamma, infatti, pensare ancora oggi che le donne si occupino dei figli e gli uomini vadano a lavorare, non è più accettabile e, soprattutto, non è vero.

Si emoziona Emily quando ricorda che fu proprio suo marito ad acquistare online un tiralatte, ma torna ad irrigidirsi quando pensa che sul web non esistono siti internet esclusivamente dedicati ai papà. Così come i libri: Emily, infatti, ricorda che tutti i manuali per genitori letti durante la gravidanza contenevano sempre consigli per la mamma, e pochissimi per il papà. Inaccettabile.

Parità in casa, parità al lavoro: come combattere la discriminazione dei papà

La richiesta di Emily va al di là dei soli aspetti mentali della società: secondo la neo mamma la parità di trattamento genitoriale dovrebbe essere riportata anche nel mondo del lavoro. Ad oggi, infatti, esistono tutele per le mamme, ma non per i papà: una situazione inspiegabile per la Roberts, preoccupata per un possibile trasferimento del marito a chilometri di distanza da casa, solo dopo pochi mesi dalla nascita del piccolo bambino. Una situazione insostenibile per Emily che, attraverso questo sfogo, spera di trovare in altre mamme numerose alleate che, insieme a lei, abbiamo voglia di schierarsi in questa battaglia a favore dei diritti dei papà.

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