Cose da fare con mio figlio: riscoprire il mondo daccapo

Mi scrivo un promemoria.

Il promemoria recita cose da fare con mio figlio.

Il promemoria è un elenco in continua evoluzione, un misto di curiosità e di smania di fare, una lista votata allo stupore di due piccoli occhi che si riempiono di meraviglia davanti al mondo. Un’avventura meravigliosa, quella di scoprirlo partendo dal basso. Un’avventura per la quale devo ringraziare il piccolo di casa.

Eccolo il mio promemoria.

 

Cose da fare con mio figlio:

–   portarlo al mare;

–   cucinare una torta, una di quelle più belle che buone;

–   colorare con i colori a dita;

–   portarlo in montagna d’inverno e osservare la sua meraviglia alla vista della neve;

–   insegnargli a sciare;

–   fare la pasta di sale e le marionette di carta pesta;

–   portarlo al Parco della Preistoria, così ci vado pure io. E al Parco dei Mostri e a Disneyland Paris;

–   guardare tutta la saga di Harry Potter dopo che si è letto i libri. O magari in contemporanea;

–   vedere il leone che è già il suo animale preferito. Se in Africa invece che allo zoo pure meglio;

–   guardare Up e tutti gli altri film d’animazione della Pixar;

–   leggere Rodari;

–   leggere anche tutto quello che possa stimolare la fantasia di un bambino. E anche la mia;

–   far finta di essere noi una famiglia di supereroi;

–   vedere la faccia che farà quando vedrà Babbo Natale per la prima volta;

–   guastarmi la sua faccia quando, sotto alla carta colorata del pacco che gli ha regalato Babbo Natale, troverà proprio quel giocattolo che desiderava da tempo;

–   portarlo alle mostre d’arte, tante mostre d’arte e sentire quello che ha da dire al riguardo di ognuna.

 

Ho lavorato, tempo fa, come guida ad una mostra. Il pittore era mediamente conosciuto, uno dei grandi maestri della scuola umbra, d’impatto, ma non troppo. Beh, quella schiera di Madonne, agli occhi dei bimbi di scuole elementari in visita, diventavano principesse riccamente abbigliate e i particolari più piccoli e nascosti saltavano fuori per bocca di quei nanetti che era una meraviglia. Nessuna comitiva di studiosi o appasionati mi ha messo in difficoltà come quel gruppetto portatrice sano di domande e curiosità, ma l’esperienza di vedere la loro percezione dell’arte è stata davvero illuminante. E non vedo l’ora di sentire cosa ha da dirmi al riguardo il mio Nano.

Stupore, schiettezza e un punto di vista dal basso. Io voglio riscoprire il mondo daccapo. 

 

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