Metteresti tuo figlio per strada? la campagna contro le foto dei bambini sul web

23 aprile 2024 –

Metteresti tuo figlio per strada?” Questa è la domanda provocatoria di una nuova campagna di guerriglia marketing apparsa in questi giorni a Roma e a Bologna contro lo sharenting, ovvero la condivisione delle foto dei bambini sul web.

Dolci ricordi, futuri problemi

Vi abbiamo già parlato di sharenting e delle foto dei nostri figli sul web: sembra un tema poco sensibile, e molti genitori pubblicano senza preoccuparsi troppo delle conseguenze. Contenuti che sono semplici ricordi, un giorno potrebbero diventare informazioni sensibili.

Lo sharenting, fusione tra ‘sharing’ (condividere) e ‘parenting’ (genitorialità), descrive la pratica di molti genitori di divulgare dettagli sui propri figli sui social media, compromettendo la loro privacy e sicurezza. Le tracce lasciate online possono influenzare negativamente il futuro dei bambini, come già mostrato dalla campagna tedesca realizzata con l’intelligenza artificiale.

Per sensibilizzare su questa problematica, gli studenti dell’Istituto Europeo di Design hanno ideato ‘Cornici private’: una campagna provocatoria realizzata da alcuni studenti dell’Istituto per contrastare lo sharenting, ovvero la sovraesposizione dei minori sul web e in particolar modo sui social.

Sono così apparsi per le strade di Roma ritratti di bambini felici, tutti elaborati con AI, e mostrati in momenti quotidiani come al parco o in piscina. Le immagini, incorniciate, sono state collocate in luoghi pubblici come panchine e gradini, con una domanda provocatoria: “Metteresti tuo figlio per strada?“. Una domanda che riassume bene il risultato di questa pratica: il web è un luogo dove effettivamente è fin troppo facile trovare informazioni sui nostri figli, con tutte le conseguenze che comporta per la loro privacy.

Non si parla qui solo cyberbullismo, ma anche di furti di identità, truffe, e il rischio di finire in siti di pedopornografia: “Cornici private” infatti riporta un dato raccolto dalla commissione australiana Esafety, ovvero che “il 50% dei materiali presenti su siti pedopornografici proviene dai social”.

Roma invasa dalle cornici contro lo sharenting

L’obiettivo del gruppo è di “promuovere una maggiore consapevolezza nell’uso dei social media, perché ciò che i genitori considerano un ricordo può diventare una fonte di informazioni sensibili per altri”.

‘Cornici private’ parla anche del caso di Cam Barrett, un caso limite alla Grande Fratello, ma che mostra chiaramente quali sono i rischi del mostrare troppi dettagli della propria vita privata, soprattutto per un bambino che non sa ancora affrontare certe sfide quotidiane. Senza voler essere paranoici, ricordiamoci che tutti i dati sensibili dei nostri figli così facilmente accessibili (informazioni sulla scuola, gli amici, le loro attività quotidiane) potrebbero essere usati anche da persone malintenzionate.

Recentemente, una proposta di legge per limitare la condivisione di contenuti dei minori sui social è stata presentata alla Camera. Se approvata, questa legge dovrebbe proteggere maggiormente la privacy dei minori, ad esempio permettendo loro di richiedere l’oblio digitale al compimento dei quattordici anni.

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