“Io, insegnante trans, accolto dai miei allievi”

È la storia di un percorso complesso quello dell’insegnante trans Michele Romeo, che insegna al Liceo Einstein di Cervignano del Friuli, in provincia di Udine.

Lui/lei racconta con tranquillità la sua storia ai giornali che hanno voluto raccogliere la sua testimonianza. Michele si definisce intersessuale, o come si diceva una volta ermafrodita. Racconta che nel suo corpo ci sono caratteristiche anatomo-fisiologiche sia maschili che femminili. E Michele, sposato con una donna che negli anni ha imparato a capire la sua situazione, ha deciso nel corso del tempo di lasciare via libera anche alla sua parte femminile, presentandosi in classe con gonna, tacchi e trucco.

Una scelta difesa dalla presidenza e che per adesso non sembra aver turbato in nessun modo i ragazzi, che hanno fatto molte domande ma non si sono comportati in maniera offensiva.

La storia di Michele ci permette però di affrontare molte tematiche diverse e complesse, che in questo periodo caratterizzato dall’assurda fobia verso l’inesistente teoria gender, sono tornate assolutamente di attualità.

Innanzitutto partiamo da un concetto evidente: chi pensa che in natura esistano solo i maschi e le femmine, si sbaglia. Ogni anno in Italia, come nel resto del mondo, nascono bambini intersessuali con organi sessuali sia maschili che femminili, o intermedi, o che all’apparenza sono maschi, ma ad un’analisi più approfondita risultano femmine, e viceversa.

Questi bambini crescendo andranno incontro a tante difficoltà: ma la prova più difficile da affrontare sarà quella del giudizio degli altri.

L’esempio di Michele Romeo dimostra che non è importante la scelta dell’abbigliamento, ma saper fare il proprio lavoro. Un ottimo professore resta tale anche se fa scelte estetiche non convenzionali: ed è quello che dovremmo giudicare anche in un medico, in un avvocato o in qualsiasi altra professione.

È questo l’importante, e non le preferenze sessuali di una persona o le sue caratteristiche fisiche: pensiamo sempre che il figlio vittima dei pregiudizi potrebbe essere il nostro, e facciamo quindi attenzione nel crescere bambini rispettosi di tutte le diversità.

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