Aiutare i bambini ad affrontare le difficoltà: la tecnica del ‘non ancora’

Quando un bambino si trova a dover affrontare una difficoltà, molto spesso si scoraggia, poiché si sente incapace di superare un problema; in tali circostanze è fondamentale l’atteggiamento dei genitori che non possono ignorare la situazione né sottovalutarla.

L’importanza di trasmettere fiducia al bambino

“Growth Mindset” significa letteralmente “approccio alla crescita” e rappresenta un ambito di ricerca scientifica sviluppato dalla psicologa Carol Dweck. In un ispirato Ted Talk (vedi sotto il video) la dottoressa spiega che lo sviluppo psichico del bambino deve necessariamente passare attraverso fasi problematiche.

Le tappe di questa evoluzione della mente si realizzano sia in ambiente famigliare che in quello scolastico: in entrambe le situazioni, le difficoltà incontrate e non superate comportano un ripiegarsi su sé stesso, quando il piccolo si trova di fronte ad ostacoli che ritiene insuperabili.

Leggi anche: Mio figlio non vuole andare a scuola – Come affrontare il problema con i consigli della dott.ssa Giulia Gregorini

Un adulto che intende aiutare un bambino frustrato dalle difficoltà e che probabilmente si sentirà sminuito, non può criticarlo né rimproverarlo, ma neppure ignorarlo.

Secondo la ricercatrice, l’atteggiamento più giusto è quello di affrontare insieme il problema, comunicando al bambino la certezza che presto sarà in grado di migliorare e quindi di superare l’ostacolo. Se un piccolo dice: “Non ce la faccio”, la replica più adatta è “Non ce la fai ancora, ma in seguito ci riuscirai”.

La locuzione “non ancora” è una frase che fa la differenza in quanto chiarisce che il problema esiste ed è reale, ma che può essere risolto, anche se non in quel preciso momento.
“Non ancora” sono due parole in grado di esprimere un concetto di grande incisività: “puoi farcela, ma devi impegnarti”.

L’importanza del “non ancora”

Solitamente, di fronte all’insuccesso di un bambino, l’adulto (genitore oppure insegnante) è portato a esprimere giudizi negativi (“non dovevi fare questo” “non hai fatto attenzione a questo”), che sono valutazioni insufficienti che non lo aiuteranno in futuro.
L’unica cosa che si ottiene in questo modo è quello di potenziare a sua sfiducia, rendendolo insicuro e pessimista.

In particolare, le emozioni negative collegate all’ambiente scolastico incidono molto profondamente a livello dell’autostima.

Leggi anche: Ansia da prestazione nei bambini, un segnale da non sottovalutare

Con la frase “non ancora” invece, il bambino prende atto del proprio fallimento, che però rimane confinato a un determinato settore e non coinvolge tutta la sua persona; si tratta di un semplice insuccesso che può essere superato.

L’aspetto fondamentale di tale approccio è quello del realismo comportamentale; il bambino deve accettare la sua debolezza in un determinato ambito, sicuro che in futuro tale limite verrà superato.
Soltanto se gli adulti affrontano in maniera adeguata la constatazione del fallimento, il bambino troverà la forza per affrontare le problematiche.

La lista degli obiettivi da raggiungere

Un’idea particolarmente efficace è anche quella di scrivere su un foglio gli obiettivi che non sono stati ancora raggiunti, ma che con l’impegno potranno venire superati.

Quello che al momento non si riesce a fare rappresenta per il bambino un forte stimolo per superare i propri limiti; questo concetto deve risultare chiaro e semplice al bambino che sta imparando a crescere e ad affrontare le inevitabili difficoltà.

Il messaggio che deriva dal concetto del “non ancora” è quello secondo cui nulla è impossibile per chi si impegna con serietà e con costanza.

Leggi anche: Bambini insicuri, cosa possono fare genitori e insegnanti?

Il video della settimana

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *