Aflac Duck, l’anatra robot che aiuta i bimbi malati di tumore

Negli USA una simpatica anatra robot sarà in grado di interagire con dei bambini ammalati di tumore, strappando loro qualche sorriso. My Special Aflac Duck è il nome del peluche che sa sorridere, arrabbiarsi e addirittura respirare.

Ecco il classico caso in cui la tecnologia, se impiegata nei modi giusti, può contribuire a fare del bene. Il suo inventore si chiama Aaron Horowitz e la sua personale storia ha suggerito questa invenzione. In giovanissima età gli venne diagnosticato un problema di crescita e l’unico rimedio furono delle iniezioni quotidiane che si protrassero per 5 anni, facendogli vivere momenti di sconforto e di solitudine. Da qui sorge l’idea di creare qualcosa che possa rendere i bambini di oggi, affetti da malattia tumorale, un po’ meno soli, mettendogli accanto un giocattolo che possa condividere i loro stessi stati d’animo.

Come funziona l’anatra robot per bambini malati

Aflac Duck è una morbida anatra capace di avere delle emozioni proprie: può esprimere gioia, felicità, tristezza, rabbia e addirittura può sentirsi ammalata. Ma le funzioni dell’anatra robot non si fermano qui e divengono più interattive. L’anatra robot può infatti interagire col bambino, simulando esercizi respiratori oppure una seduta di chemioterapia, mentre emette suoni o melodie rilassanti. Lo scopo è semplicemente quello di fornire un sostegno e un conforto al bambino malato di cancro, cercando di stemperare il dolore e le difficoltà delle cure. Per ora Aflac Duck sta svolgendo dei test che dovrebbero renderla poi disponibile a fine anno 2018.

Un premio per “My Special Aflac Duck”

Come capita ogni anno, al Ces di Las Vegas si ritrovano tutte le novità del settore tecnologia, indipendentemente dal settore. L’anatra Aflac Duck è stata premiata come la miglior innovazione proposta all’edizione 2018 e il premio è stato ritirato dall’inventore insieme alla moglie.

L’idea di aiutare i bambini affetti da tumore proponendo loro una tecnologia sociale capace di stimolare in maniera creativa la voglia di vivere e di combattere la malattia mediante un gioco è stata probabilmente la motivazione chiave che ha condotto all’assegnazione del meritato premio.

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