Bambini e coronavirus: le iniziative che partono dai genitori

Molti gruppi di genitori hanno iniziato a sollevare domande su quella che sarà la fase 2 della lotta al Coronavirus. Si ricomincerà a lavorare, ma con le scuole chiuse chi baderà ai bambini?

Fase 2 e bambini

Due mamme di Torino hanno dato vita alla campagna contraddistinta dal tag #noncisiamo. Il problema di tante famiglie riguarda la parziale riapertura della vita pubblica che costituirà la fase 2 della lotta al Covid-19. Quando i genitori ricominceranno a lavorare regolarmente si porrà il problema dei figli, visto che non vi sono notizie certe sulla riapertura delle scuole.

I bambini hanno bisogno di giocare e stare con i loro coetanei, i genitori hanno necessità di lavorare. Il Governo però, secondo quanto dichiarato dalle mamme attiviste, sembra non avere piani per gestire questa situazione o per presentare una valida alternativa per la scuola. La gestione del prolungato lockdown sta sollevando anche altre domande relative alla scuola e alla sua futura riapertura.

L’importanza trascurata della scuola

La scuola è un elemento importantissimo nella vita dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti. Al momento le scuole sono chiuse e la situazione è stata temporaneamente tamponata con la soluzione della didattica a distanza. Dopo più di un mese di lockdown totale i genitori chiedono però soluzioni più definitive, che tengano conto sì della necessità di isolamento sociale, ma anche dell’importanza fondamentale della scuola non solo come apprendimento, ma come luogo sociale per ragazzi e bambini.

Un gruppo che comprende medici, genitori, insegnati e psicologi ha fondato il comitato #lascuolaascuola per lavorare alla riapertura delle scuole o almeno per trovare delle alternative migliori rispetto al passare ore davanti allo schermo di un pc.

La didattica a distanza inoltre non tiene conto dei bambini esposti a violenze domestiche, che a scuola trovano momenti di pace dallo stress che vivono a casa, e di quelli che vivono molte altre situazioni difficili. L’associazione sta attualmente cercando un dialogo con le istituzioni per trovare delle soluzioni valide per la riapertura delle scuole a settembre.

Classi carbonare e istruzione domestica

Il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina ha chiarito che la scuola non riaprirà a maggio, ma è stata molto vaga sulle modalità di ritorno in classe a settembre.

Alcuni genitori hanno quindi deciso di supplire all’apparente latitanza delle istituzioni e organizzare delle “scuole carbonare” su terrazzi o presso locali sufficientemente ampi. I bambini indossano le mascherine e rimangono a distanza di sicurezza, mentre un genitore volontario fa le veci dell’insegnante seguendo il più possibile il programma ministeriale per l’anno in corso. Queste classi “illegali”, sempre più diffuse nelle città, cercano di sopperire alle mancanze della didattica online, inefficace soprattutto per i più piccoli. Nel frattempo i genitori promotori dell’iniziativa auspicano anche una soluzione al problema delle classi pollaio, con 20 o 30 studenti stipati in pochi metri, invece di attendere ad oltranza la riapertura di vecchi istituti inadeguati.

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