Prove Invalsi: come funzionano e a cosa servono

Oggi e nelle precedenti giornate del 3 e del 5 Maggio nelle scuole elementari di tutta Italia si sono svolte le prove Invalsi. Ma di cosa si tratta esattamente e perché vengono utilizzate? Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Le prove invalsi, ormai da diversi anni, sono entrate a far parte della programmazione annuale delle scuole e nei mesi di aprile e maggio docenti e alunni si preparano ad affrontare queste prove.

Anche quest’anno i docenti somministrano le prove che il Sistema Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (invalsi) predispone per gli alunni delle seconde e quinte elementari, per gli studenti delle prime e terze medie e delle seconde superiori.

L’obiettivo è quello di verificare il livello di preparazione degli alunni delle scuole primarie e delle secondarie di primo e secondo grado a livello nazionale e anche europeo, se si considera che, tra le discipline oggetto di verifica, c’è anche la lingua inglese.

Cosa sono le prove Invalsi

Le prove Invalsi consistono in una serie di domande a risposta multipla sottoposte ad alunni e studenti per valutare il loro livello di preparazione in specifiche fasi del percorso scolastico. Il termine Invalsi è l’acronimo di Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico e formativo.

Queste prove sono state introdotte dal MIUR con legge n.176 del 25 Ottobre 2007 per valutare i ragazzi delle scuole superiori e nel 2009 sono state estese anche a elementari e medie.

Nelle scuole elementari vengono reclutati ogni anno circa 250.000 insegnanti che, dopo un’adeguata formazione, somministrano ai piccoli alunni domande a quiz di italiano, matematica e inglese. Nello specifico, i bambini di seconda ci cimentano con grammatica e numeri, mentre per quelli di quinta è prevista anche una prova in lingua straniera.

Prove Invalsi: a cosa servono

Le prove, predisposte dal Sistema Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione, sono test standardizzati, che tendenzialmente hanno una doppia finalità: da un lato si tratta di una valutazione che accompagna e arricchisce quella delle singole scuole, ma in realtà essi hanno un valore più sistemico, perché il loro obiettivo è far conoscere al Ministro dell’istruzione il livello di preparazione degli studenti italiani, per predisporre interventi migliorativi, con il fine di rendere gli studenti italiani sempre più preparati e in linea con gli altri studenti europei.

Obiettivo del Ministero dell’istruzione è misurare il grado di preparazione dei suddetti alunni in materie quali Italiano, Matematica e Inglese.

Secondo il Ministero della Pubblica Istruzione queste prove sarebbero necessarie per adeguare la didattica alle esigenze delle singole classi e per stilare programmi educativi più equi in tutta Italia e il più possibile conformi alle Linee Guida dell’Unione Europea.

I test invalsi nascono da una concezione d’istruzione che valica i confini nazionali, per inserirsi in una prospettiva europea, sulla base di una policy dell’educazione, che mira a parificare i livelli di istruzione degli alunni di ogni Paese d’Europa. Ma se nei Paesi dell’Europa Occidentale gli studenti sono già abituati a tale rilevazione degli apprendimenti, in Italia ancora sono molti i dubbi e le critiche rispetto a questo sistema.

Come sono strutturate le prove Invalsi

Le prove Invalsi non coinvolgono tutte le classi, ma interessano esclusivamente alcune di esse, nello specifico:

  • Classi II e V della Scuola Primaria
  • Classi III della Sciola Secondaria di Primo Grado
  • Classi II e V della Scuola Secondaria di Secondo Grado

Le prove sono strutturate a seconda degli studenti a cui verranno sottoposti:

  • Per la Scuola Primaria (classi I e V), i test di italiano sono suddivisi in due parti: una parte di comprensione della lettura (solo per le classi campione) e una di riflessione sulla lingua. Per la matematica, invece, l’obiettivo è quello di misurare le conoscenze matematiche e scientifico‐tecnologiche utili all’analisi dei fatti della realtà. Solo per le classi quinte, a queste due prove di aggiunge l’inglese, suddivisa in lettura (reading) e di ascolto (listening).
  • Per la Scuola Secondaria di Primo grado (classi III), la prova di italiano comprende esercizi che sono rivolti alla comprensione del testo e al completamento di esercizi di grammatica. Per la matematica, invece i test verteranno su numeri, relazioni, funzioni e esercizi di geometria. La prova di inglese, invece, valuta la capacità di lettura (reading) e di ascolto (listening), sulla base dei livelli A1 e A2.
  • Per la Scuola Secondaria di Secondo grado (classi II e V), le prove si svolgono al computer e anche in questo caso ad essere valutate sono le capacità linguistiche e quelle logico-matematiche.

Prove Invalsi: le date

Le prove Invalsi si svolgono ogni anno nei mesi di aprile e maggio, ecco il calendario per il 2023:

Sebbene tutti gli studenti delle classi interessate siano impegnati nelle prove, solo una parte di esse verrà per in esame come riferimento per le valutazioni: queste classi dunque verranno considerate come rappresentative del sistema scolastico italiano e vengono denominate classi campione.

Prove Invalsi e ansia da prestazione

Sia i genitori che gli alunni vivono le prove invalsi con una certa ansia, perché le considerano una forma di valutazione superiore rispetto a quella curriculare. In realtà sono solo prove che hanno una valenza informativa e non occorre neanche prepararsi per affrontarle.

Per ottenere buoni risultati nelle prove standardizzate prodotte dall’invalsi, infatti, non bisogna prepararsi specificamente su degli argomenti specifici. Queste prove, infatti, sono progettate proprio per valutare quali competenze l’allievo ha acquisito durante il percorso scolastico e quale livelli ha raggiunto su queste conoscenze.

Online è possibile trovare molti esempi di prove Invalsi, ma gli esperti sconsigliano di esercitarsi, perché queste autoverifiche non sono necessarie. Il consiglio di chi le predispone è quello di impegnarsi a scuola quotidianamente.

Prove Invalsi: i risultati

I risultati delle prove Invalsi mettono in luce il livello di preparazione di quegli studenti che si sono sottoposti alle prove e, come è stato detto precedentemente, hanno valore informativo e non valutativo.

In genere i risultati vengono resi noti a partire dalla seconda metà i giugno per gli studenti maggiorenni, che potranno consultare direttamente gli esiti sul sito Invalsi, inserendo le proprio credenziali. Per gli studenti minorenni, invece, i risultati verranno filtrati direttamente dalla scuola e saranno disponibili a partire da settembre.

Anche se lo studente dovesse, secondo livelli di risultato, non andare bene nelle prove, questo non comporta nulla alla sua valutazione scolastica. Dovrebbe però servire, sia agli insegnanti, sia ai genitori, a comprendere dove lo studente ha più difficoltà e cercare di mettere in campo tutte le risorse possibili per colmarle.

Gli esperti affermano che, dal momento in cui questo tipo di prove sono state introdotte, si è registrato un generale miglioramento sui livelli di preparazione degli studenti, in tutto il Paese. Obiettivo del ministero, però, è il continuo miglioramento, focalizzandosi meglio sui punti di debolezza, e non solo su quelli di forza.

Roberto Ricci, responsabile delle prove nazionali invalsi, a questo proposito ha dichiarato:

Ci sono luci e ombre: da una parte, abbiamo larghe quote di popolazione in linea con gli obiettivi richiesti per il loro livello di preparazione; dall’altra, soprattutto nei gradi scolastici più alti, ci sono quote non trascurabili di studenti che non raggiungono i traguardi di competenza che avrebbero dovuto raggiungere. È una situazione a macchia di leopardo, su tutto il territorio italiano.

Leggi anche: I risultati del test Invalsi 2023

Dubbi e polemiche sulle prove Invalsi

Inizialmente il MIUR aveva considerato gli Invalsi un semplice strumento statistico, pertanto i test non richiedevano valutazione e si svolgevano in forma anonima. Negli ultimi anni, invece, le nuove direttive prevedono che le prove siano nominali e che vengano valutate singolarmente in modo da poter redigere la storia della carriera scolastica di ciascun studente.

Queste nuove disposizioni hanno suscitato forti polemiche da parte di molti genitori e anche di qualche insegnante, i quali non hanno esitato a scendere in campo con scioperi e manifestazioni.

Secondo il loro parere gli Invalsi premiano il sapere nozionistico a scapito dei contenuti disciplinari, sottolineano le differenze tra i singoli alunni che si sentono giudicati e sotto pressione e infine sottraggono tempo al normale svolgimento della didattica.

I bambini infatti non dovrebbero essere valutati attraverso semplici numeri ma per le loro capacità di sviluppare idee, cooperare con i coetanei e impegnarsi nello studio.

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