Bambini e tv: istruzioni per l’uso

Un gruppo di ricercatori neozelandesi ha condotto uno studio, durato 10 anni, su un campione di minori, per verificare gli effetti prodotti su di essi da un abuso di televisione. I risultati non sono certo confortanti: è emerso, infatti, che i bambini teledipendenti hanno maggiori possibilità di sviluppare, crescendo, comportamenti aggressivi e antisociali. La “dose” massima consentita sarebbe di due ore al dì.

Qualsiasi genitore dotato di buon senso può facilmente intuire che un eccesso di ore davanti al televisore non giovi alla salute mentale e fisica del proprio bambino. Tuttavia, molto spesso, per motivi di ordine pratico, essi non sono in grado di controllare quanto tempo i propri figli passino davanti al televisore, finendo col diventare molto elastici e permissivi. Bambini e tv sembra dunque essere diventato un binomio tanto comune quanto pericoloso.

A detta dell’American Academy of Pediatrics i bambini di età superiore ai 4 anni non dovrebbero trascorrere più di 120 minuti al giorno davanti alla tv o al pc. Relativamente ai più piccoli, poi, qualche esperto suggerisce addirittura di vietarla totalmente.

Per il filosofo austriaco Karl Popper, autore del saggio “Cattiva maestra televisione”, i numerosi programmi violenti trasmessi sul piccolo schermo inducono soprattutto i più giovani a sviluppare atteggiamenti devianti. Va detto, d’altra parte che, oltre ai problemi di natura comportamentale, l’eccesso quotidiano di tv determina anche problemi all’organismo: cefalea, bruciore agli occhi, inquietudine, obesità. A proposito di quest’ultimo disturbo va, infatti, sottolineato che le troppe ore dinanzi al piccolo schermo sottraggono tempo prezioso all’attività fisica, fondamentale in ogni fase della vita.

Per limitare i danni prodotti dalla televisione è opportuno, oltre a ridurre il tempo da dedicare alla visione dei programmi, che almeno un adulto affianchi il piccolo quando guarda la tv. Commentare le trasmissioni insieme equivale a stimolare il pensiero attivo e le capacità critiche, evitando che essa promuova un atteggiamento passivo e indolente.

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