‘Mi fido più di mamma che di papà’: il crollo della figura paterna

La mamma è sempre la mamma” e fin qui tutto bene. Una domanda però, sorge spontanea: e perché il papà non è sempre il papà?

Crollo della figura paterna: i risultati di una ricerca.

Una ricerca condotta dalla Fondazione Foresta Onlus (ente che si occupa di salute sessuale e prevenzione nei giovani) ha evidenziato che la figura paterna sembra essere in declino. Attraverso questionari anonimi, rivolti agli studenti delle scuole superiori di Padova e Lecce, su abitudini e stili di vita, è emerso che per molti giovani i papà non sono figure guida.

La questione si fa ancora più grave quando si tratta di genitori divorziati, situazioni sempre più frequenti in cui la figura del padre crolla drasticamente e i figli paiono cadere in balia di se stessi con preoccupanti conseguenze per la salute.

Dove “manca” un papà manca anche l’attenzione alla prevenzione

La mancanza di una solida figura maschile di riferimento sembra riflettersi anche sulla salute sessuale dei ragazzi e sulla mancata prevenzione. Affianco a una ragazza, correttamente informata sulle pratiche di prevenzione, pare infatti esserci un ragazzo disinformato sul tema.

Il collegamento non sorge immediato, ma tale mancanza è uno dei riflessi di questa lacunosa e taciturna figura paterna. “La prevenzione, per i ragazzi, consiste nell’informarli su quali sono i fattori di rischio per la fertilità consumando alcol, fumo e droghe, e i rischi della sessualità non protetta. E poi, bisogna insegnargli l’autopalpazione del testicolo, la verifica della normalità funzionale del sistema gonadico, che ai maschi non dà alcun sintomo. Una donna si mette in allarme ed effettua un controllo già con l’irregolarità nel ciclo, ma per gli uomini non c’è alcun segnale evidente. Invece, scoprire precocemente eventuali patologie del sistema endocrino riproduttivo significa anche intervenire precocemente“.

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Queste le parole del professore Carlo Foresta, presidente della Fondazione Foresta Onlus. Parole che fanno riflettere su quanto detto sopra e un: “dove sei papà?” scappa ad alta voce. Non si tratta di voler fare i conti a casa degli altri, ma di un conto comune che, se lasciato insoluto, può essere davvero molto salato.

Padri si nasce? O padri si diventa?

Padri si diventa. Ma quando esattamente? Quando nostro figlio comincia a parlarci? Quando si stacca dalla simbiosi materna? Forse l’errore principale sta proprio in questa forma mentis. Il rapporto padre figlio/a andrebbe curato fin dal concepimento, e non si tratta di romanticherie, ma di una strada che per essere solida va costruita passo dopo passo: dall’evoluzione della gravidanza, alla presenza del papà in sala parto, al pelle a pelle anche con il papà e tutto ciò che segue la delicatissima fase della nascita.

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La figura paterna in gravidanza e nel post-parto non viene formata abbastanza e di conseguenza si ritrova a non sapere che fare e a sentirsi poco utile in una cruciale fase della crescita del proprio nucleo famigliare e del rapporto con il proprio figlio.

È riconosciuto infatti che i primi tre anni di vita del bambino sono importantissimi per la sua crescita, ecco perché anche il rapporto padre-figlio va coltivato fin da subito. È dimostrato anche come, dietro una figura paterna attiva, ci sia la netta risoluzione di problemi comportamentali legati alla fase adolescenziale.
Intervenire sui genitori può risolvere miriadi di problematiche che vengono erroneamente attribuite ai figli.
Esistono corsi e percorsi di formazione che spiegano tutto ciò, corsi a cui non si dovrebbe presenziare per “buona coscienza” ma… esserci. Insieme.

Dalle origini della figura paterna a oggi.

Va comunque riconosciuto che il concetto di paternità sta prendendo forma e sta evolvendo proprio a partire dalle nostre generazioni. Di passi avanti ne abbiamo fatti già molti, basti guardare indietro di una-due generazioni per renderci conto che i nostri nonni, e talvolta anche i nostri padri, avevano un approccio tutto differente nei confronti di figli e famiglia. La cura era cosa da donne, l’uomo doveva essere una figura di riferimento autorevole e tutta d’un pezzo.

Oggi invece esistono anche padri attenti e presenti, che non hanno paura di mostrare le loro emozioni. Angela Giusti, ostetrica e ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità, sottolinea: “Il ruolo paterno è in rapida evoluzione nel mondo occidentale, caratterizzato da società tradizionalmente patriarcali. Ai padri oggi viene chiesto di ricoprire un ruolo di cui spesso non hanno avuto esperienza diretta con i propri genitori e ciò comporta la necessità di creare un “modo di essere” in assenza di modelli di riferimento“.

La strada è ancora lunga e tutto ciò ci fa capire che questi padri vanno affiancati con strumenti e risorse. Risorse che dovrebbero essere alla portata di tutti, sia a livello di costi che a livello di diffusione d’informazione, altrimenti restano realtà d’élite “per chi può e per chi sa”.

Iniziare a parlarne è solo il primo passo, per un percorso volto a sradicare mentalità comuni che non ci appartengono più.

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