Con la DAD aumenta l’abbandono scolastico e cala il profitto: l’allarme di save the children

Aumento dell’abbandono scolastico, materie da recuperare, sensazioni di stanchezza, apatia e confusione: questi sarebbero gli allarmanti dati raccolti da Save The Children grazie alla collaborazione di oltre due milioni e mezzo di studenti, costretti alla didattica a distanza a causa della pandemia.

Didattica a distanza e problemi scolastici: l’analisi di Save The Children

Se la didattica a distanza è stata uno strumento forse necessario per contenere l’epidemia da Covid-19, ciò ha comunque portato a numerose conseguenze negative per gli studenti italiani. E’ quanto emerge dalla ricerca condotta da Save The Children, che ha intervistato oltre due milioni e mezzo di studenti.
Il 35% degli studenti coinvolti (quindi più di uno su tre) ha dichiarato di sentirsi più impreparato rispetto a prima dell’inizio della pandemia, come dimostra anche l’aumento delle materie da recuperare a fine anno, almeno una per uno studente su tre.
Più del 30% degli adolescenti di sentono stanchi e ammettono di aver avuto numerose difficoltà a studiare, non manca poi una buona fetta di studenti (tra il 10% e il 20%) che si definisce preoccupata, ansiosa, apatica, nervosa, disorientata e scoraggiata.

Didattica a distanza e problemi scolastici: il futuro

Dati questi che possono servire per ponderare le scelte future. Ad oggi, secondo l’ultimo decreto, è prevista la riapertura delle scuole l’11 gennaio, che riguarderà però soltanto il 50% degli studenti.
Dopo il primo lockdown primaverile, che ha visto la chiusura totale delle scuole di ogni ordine e grado, a seguito della seconda ondata si è verificata una nuova chiusura che ha interessato soprattutto le scuole superiori a partire dal 26 ottobre (inizialmente con l’esclusione delle classi quinte prossime all’esame di maturità), ma che si è estesa poi anche alle scuole medie ad eccezione delle classi prime.
Diverso il caso delle scuole elementari e degli asili, che hanno potuto rimanere in maggioranza aperti grazie ai dati dell’ISS, secondo i quali l’incidenza dell’infezione da Covid 19 sui giovanissimi sarebbe assai bassa rispetto alla media nazionale.

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