Coronavirus: madri a tempo pieno con il NASpI

Nel 2011 la NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è stata estesa anche alle madri lavoratrici che procedono alle dimissioni volontarie entro il primo anno di vita dei figli.

La crisi sanitaria del 2020 ha riportato in auge questo ammortizzatore sociale, di cui soprattutto le giovani madri hanno cominciato ad usufruire.

Cos’è NASpI e chi può usufruirne

La NASpI nasce come indennità mensile di disoccupazione mirante a sostenere i lavoratori dipendenti. In particolare, tutela coloro che abbiano perso il lavoro per cause indipendenti dalla propria volontà. Inizialmente la normativa in questione destinava tale indennità esclusivamente ai lavoratori delle PA con contratto a tempo determinato, al personale artistico, ai soci delle cooperative e persino agli apprendisti. Grazie alla riforma Fornero il NASpl è stato esteso anche alle madri lavoratrici, persino nel caso in cui, a differenza delle già citate categorie, queste decidessero volontariamente di abbandonare l’impiego entro il primo anno di vita del figlio. La legge quindi prevede un sostegno a favore di quelle donne che procedano alla transizione da lavoratrici a madri a tempo pieno.

È soprattutto con l’avvento del COVID-19 che tale strumento ha cominciato a divenire una scelta comune a molte impiegate subordinate. La crisi abbattutasi sul mondo dell’impiego, che ha dato vita a demansionamenti, ingiusti trattamenti retributivi e persino disoccupazione ha necessariamente condizionato le scelte di vita delle donne. Molte, non potendo più sostenere le rette di un asilo nido o gestire la famiglia e il lavoro, hanno deciso di dimettersi volontariamente per occuparsi a tempo pieno dei figli. Grazie alla NASpI le giovani madri dimissionarie usufruiscono di un’indennità pari al 50% delle mensilità lavorate nel biennio precedente alla domanda.

Chi ha lavorato per quarantotto mesi di fila, senza soluzione di continuità, ha diritto a dodici mesi di indennità. Si tratta di un contributo indispensabile per queste donne, per consentire loro una serena transizione, oppure per permettergli di trovare una nuova attività con cui reinventarsi. Come fare domanda
Generalmente, per poter usufruire del NASpl è necessaria la compresenza di quattro requisiti: essere lavoratori subordinati (non si applica ai titolari di Partita IVA), aver perduto involontariamente il proprio impiego, vantare tredici settimane contributive negli ultimi due anni e, infine, aver lavorato per almeno trenta giorni nell’anno precedente la domanda. Nel caso delle madri lavoratrici, invece, non è necessaria l’involontarietà della perdita, nè l’aver lavorato per trenta giorni. Per accedere al NASpI è sufficiente che queste presentino le dimissioni al proprio datore di lavoro, le quali saranno successivamente convalidate, a seguito di colloquio, dall’Ispettorato del lavoro. A questo punto potrà essere effettuata la domanda di indennità direttamente all’INPS, autonomamente o con l’ausilio di un patronato.

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