Covid-19 in Italia, tra povertà educativa e divario di genere: bambine tagliate fuori da scuola e lavoro

Oggi, 11 ottobre, si celebra la Giornata Mondiale delle Bambine e delle Ragazze, nata nel 2012 per volontà della Nazioni Unite per sensibilizzare sulle situazioni di abusi e violenze che chi nasce femmina è costretta a subire ancora in troppe parti del mondo, ma l’edizione 2021 vuole porre l’accento anche su un altro grave divario che si sta formando tra maschi e femmine, maggiormente acuiti anche dalla pandemia: quello dell’accesso alle risorse digitali.

L’Italia sta letteralmente “perdendo” per strada centinaia di migliaia di bambine e ragazzine, sempre più tagliate fuori dai percorsi educativi, di formazione e inserimento lavorativo a causa della pandemia: a lanciare l’allarme sul problema del divario di genere è un rapporto di Save The Children.

Covid-19 e aumento della povertà educativa

La pandemia da Covid-19 e la conseguente crisi che sta vivendo non solo l’economia ma anche il settore scolastico, tra didattica a distanza e altre difficoltà, rischiano di aggravare il problema della povertà educativa nel nostro Paese. In occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia 2020 viene pubblicato un rapporto stilato da Save The Children (l’XI edizione dell’Atlante dell’Infanzia intitolato “Con gli occhi delle bambine”) in cui si sottolinea come le più penalizzate da questa crisi saranno le ragazzine italiane: già da tempo costrette a scontare gli effetti del divario di genere, nei prossimi mesi potrebbero infatti essere ancora più tagliate fuori dai percorsi di educazione, formazione e avviamento al lavoro che tendono invece a privilegiare i maschi.

Bambine penalizzate dal divario di genere

Insomma il Covid-19 sta facendo esplodere e tornare alla luce differenze già presenti nella società, con la conseguenza che soprattutto le bambine patiranno la perdita del tempo passato a scuola e delle competenze educative, senza contare l’aggravarsi del fenomeno della dispersione scolastica soprattutto nelle regioni meridionali della penisola. Secondo i dati forniti dall’organizzazione non governativa internazionale che opera a tutela dei minori, in Italia sono un milione e 400mila le bambine escluse da questi percorsi scolastici e di inserimento lavorativo, e questo nonostante spesso tra i banchi abbiano risultati migliori rispetto ai loro colleghi maschietti. Inoltre, anche nel caso in cui riescano ad accedere al mondo dell’occupazione, sperimenteranno la mancanza di parità in termini di meno diritti, salari più bassi e difficoltà a conciliare lavoro e famiglia.

La situazione in Italia

Nell’Atlante dell’Infanzia di Save The Children sono indicate quali sono nel nostro Paese le “le zone rosse” della povertà educativa infantile, ovvero quelle aree in cui dispersione scolastica ed emergenza sanitaria si intrecciano colpendo i minori di ambo i sessi. Come accennato, tuttavia, il prezzo maggiore della crisi lo pagano le ragazze: “Scontano disuguaglianze di genere sistematiche e ben radicate nella nostra società” spiega il rapporto, sottolineando come tante di loro (di età compresa fra i 15 e i 29 anni) entro il 2021 rischieranno di trovarsi fuori da ogni percorso di studio, senza lavoro o progetti per il futuro. Come detto la situazione è più grave al Sud: in questo “limbo” si trova una ragazza su 4, anche se in Calabria e Sicilia si sfiorano percentuali del 40%. In queste stesse regioni inoltre si registrano pure i tassi più alti di povertà lavorativa per i minori, laddove invece quelle più virtuose risultano essere Trentino-Alto Adige e Toscana.

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