Congedo di paternità nel mondo: ecco i dati Ocse

I congedi di paternità sono un diritto riconosciuto in molti paesi del mondo, ma la loro durata e la loro tipologia variano notevolmente da paese a paese.

Esistono infatti nel mondo profonde differenze normative in merito al congedo di paternità, intendendo per quest’ultimo l’astensione dal lavoro da parte del padre, al fine di garantire al proprio figlio un’adeguata assistenza, oltre che sostenere una genitorialità alla pari.

Ma mentre il congedo di maternità è spesso obbligatorio per ovvi motivi di salute (in primis l’allattamento al seno), quello di paternità è generalmente volontario: infatti l’astensione dal lavoro dei padri è spesso facoltativa e può essere retribuita o non retribuita, anche se tutelata dal punto di vista lavorativo.

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Tipologia dei congedi di paternità

I congedi di paternità possono essere quindi obbligatori o facoltativi. I congedi che noi chiamiamo obbligatori (paternity leave) sono quelli che tutti i padri hanno diritto a richiedere, indipendentemente dal loro datore di lavoro nelle settimane immediatamente successive al parto.

I congedi parentali (parental leave), invece, sono quelli che possono essere richiesti indistintamente dai padri e dalle madri, fino ad una certa età del bambino (in Italia, fino al 12esimo anno di età del bambino).

In base ai dati dell’OCSE, la maggior parte dei paesi ha congedi di paternità retribuiti. Le differenze, tenendo ferma la tutela del posto di lavoro, sono quindi da individuare in durata e percentuale di retribuzione.

Bisogna infatti prendere tutti i dati con i dovuti accorgimenti. In alcuni Paesi, i congedi di paternità sono assimilabili ai congedi parentali: in certi paesi, come Islanda, Norvegia e Svezia non c’è un programma separato di congedo di maternità e i congedi possono essere presi in alternativa alla madre o dal padre.

Quasi tutti i congedi sono inoltre retribuiti in modo diverso: con retribuzioni che vanno dallo 0% al 100 dello stipendio. Proprio per questo è sempre difficile fare una valutazione molto precisa delle differenze nei congedi di paternità nel mondo.

Se volete raccapezzarvi in questo labirinto, soprattutto se vivete fuori dall’Italia, il sito della Commissione Europea aggiorna regolarmente le pagine specifiche sui congedi per ogni paese dell’Unione.

Durata dei congedi di paternità

In base ai dati dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) aggiornati al 2022, la durata media dei congedi di paternità retribuiti a livello mondiale è di 12 giorni. Tuttavia, ci sono notevoli differenze tra i paesi. In alcuni paesi, come la Spagna, i congedi di paternità retribuiti sono molto lunghi, fino a 16 settimane, grazie alle recenti leggi a favore della parità dei sessi.

Tra i paesi più all’avanguardia, secondo gli ultimi dati rilevati dall’Ocse, per l’intercambiabilità e la durata dei congedi parentali abbiamo la Finlandia, l’Ungheria, la Slovacchia, Corea, Norvegia, Svezia. In molti di questi Paesi, tra l’altro, entrambi i congedi sono integrati nel sistema di congedo parentale, pertanto non esiste una regolamentazione separata per il congedo di maternità e paternità retribuito.

La Corea, infatti offre ben 53 settimane di congedo parentale ai papà, con anche diversi benefici a supporto delle famiglie (come ad esempio i centri nascita). È seguita a ruota dal Giappone con 52 settimane. segue poi la Francia con 12, ma come dicevamo, si tratta di congedi parentali e non sempre esclusivi dei papà.

In altri paesi, come gli Stati Uniti, i congedi di paternità sono assenti, o come in Giappone esistono ma non sono utilizzati. Infatti in Giappone, solo una percentuale molto esigua dei padri ha goduto del congedo di paternità, anche se le percentuali sono in aumento: solo il 17% dei papà nel 2022, a confronto con l’80% delle mamme.

Congedi di paternità e congedi parentali in Italia

In Italia, la durata del congedo di paternità è di 10 giorni, retribuiti al 100%. Il congedo di paternità è obbligatorio e può essere richiesto già nei 2 mesi precedenti la nascita presunta del bambino e fino ai 5 mesi dopo il parto.

In seguito, i padri possono avvalersi del congedo parentale: entrambi i genitori possono prendere fino a 6 mesi di congedo ciascuno, ma per una durata complessiva di 10 mesi (estendibili a 11) dal lavoro fino al compimento dei 12 anni dei figli. La Legge di Bilancio 2023 prevede inoltre che a partire da agosto 2022 solo per la durata di un mese complessivo, i genitori abbiano diritto ad una indennità all’80% dello stipendio (da usufruire entro il sesto anno di vita del bambino). Altrimenti il congedo parentale è retribuito per entrambi al 30% dello stipendio (fonte: Inps).

Congedi di paternità: aumentano le richieste dei neopapà

Le ultime statistiche dell’INPS mostrano come non tutti i neopapà facciano richiesta del congedo di paternità: infatti quando si dice congedo obbligatorio si intende che il datore di lavoro non può rifiutarsi di riconoscere la richiesta del lavoratore. Tuttavia, sono ancora tanti i papà che non fanno richiesta, anche se gli ultimi dati indicano un aumento progressivo negli anni: infatti le richieste congedo di paternità tra i neopapà, sono passate dal 19,25% nel 2013 al 64,02% nel 2022.

Nonostante questa tendenza positiva, permangono differenze notevoli a livello territoriale, con alcune province che registrano tassi di fruizione molto bassi (al sud) e altre molto alti (al nord). Queste variazioni si osservano anche in base al tipo di contratto di lavoro, con i lavoratori a tempo indeterminato che accedono più frequentemente al congedo rispetto a quelli a termine o stagionali, perché più tutelati.

Poiché nonostante il carattere obbligatorio di questo diritto, sono molti i lavoratori che subiscono pressioni dal datore di lavoro per non utilizzarlo a pieno.

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2 commenti

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    • Certo, le politiche di welfare aziendale sono una cosa in più, proprio perché non tutte le aziende lo fanno. Di base c’è quello che dice la legge del paese.