Covid e disoccupazione: il 98% di chi ha perso il lavoro è donna

La pandemia sta causando grossi problemi non solo da un punto di vista sanitario ma anche da uno economico e sociale e purtroppo non colpisce tutti alla stessa maniera. I dati Istat infatti sottolineano come ben il 98% di chi ha perso il lavoro a causa del Covid-19 è donna. Ecco perciò che questo terribile virus sta sfortunatamente creando anche una pericolosa ed evidente questione di genere di grave entità. I numeri che caratterizzano questo problema sono allarmanti.

La disoccupazione è donna

Sono ben 101 mila i nuovi disoccupati secondo i dati Istat riferiti allo sfortunato dicembre 2020. Di questo immenso e preoccupante numero addirittura 99 mila, equivalente al 98% del totale, sono individui di sesso femminile.

Ecco dunque sorgere un problema nel problema, con un’allarmante disuguaglianza sociale che sta purtroppo prendendo il sopravvento. Tutti i dati raccolti dopo il primo lockdown italiano della scorsa primavera e quelli ancora per nulla confortanti di questa seconda fase di chiusura autunnale fanno emergere infatti un gravissimo ed importante problema di disparità di genere.

Sull’intera annata sono stati registrati 444 mila lavoratori in meno nel territorio nazionale. Ancora una volta è nettamente più elevata la percentuale di ex occupati femminili: si rasenta infatti per l’intero 2020 il 70% del numero complessivo.

Il Covid-19 ha aggravato un problema lontano

Quella della disparità di genere è purtroppo una questione annosa e molto grave che la pandemia ha soltanto reso ancora più accentuata. L’Italia prima del 2020 occupava posti non così drammatici nella triste classifica sul così detto gender pay gap.

Si tratta di un elenco dei Paesi mondiali in merito alla differenza di salario annuale percepito dalle donne e dagli uomini lavoratori. Fortunatamente nel Bel Paese i dati non erano tra i peggiori anche se l’occupazione femminile era calata al 42% di tutti gli occupati. La distanza pre-Covid-19 tra tasso di lavoro femminile, attestato al 56%, e tasso maschile, che tocca invece il 75%, era già piuttosto notevole.

La pandemia e gli effetti dei lockdown non hanno fatto altro che peggiorare dunque una situazione già non delle più rosee. Questo ulteriore calo può dipendere senza dubbio dall’occupazione femminile impiegata soprattutto in alcuni di quei settori commerciali maggiormente colpiti dalle terribili conseguenze della pandemia. Il mondo dei servizi e quello domestico sono tra quelli in cui le quote rosa sono più abbondanti, e al contempo sono proprio alcuni di quelli più esposti alle limitazioni economiche e sociali dell’ultimo anno.

Inoltre, molte mamme hanno dovuto lasciare il lavoro per seguire i figli rimasti a casa durante il lockdown.

E’ necessario perciò riconoscere come oltre all’emergenza sanitaria, di proporzioni enormi e davvero drammatiche, ne esista certamente un’altra più nascosta e meno chiacchierata, ma altrettanto preoccupante e grave. Quella del genere, specie in ambito lavorativo, è infatti una delle tante differenze sociali che questa pandemia ha sfortunatamente amplificato in modo massiccio.

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