Dislessia, i videogame usati come terapia: lo studio dell’Università di Padova

I videogame possono rappresentare un’ottima terapia per i bambini con problemi di dislessia. A rivelarlo infatti è uno studio diffuso di recente e portato avanti dal Dipartimento di Psicologia del’Università di Padova.

Dislessia infantile e videogiochi

I videogiochi non sono sempre così dannosi come si pensa per lo sviluppo dei più piccoli. Stando a una ricerca condotta dall’Università di Padova possono essere anche utili: se impiegati correttamente, possono infatti aiutare i bambini affetti da dislessia.

È questo uno dei risultati a cui sono giunti due giovani ricercatori in servizio presso il Dipartimento di Psicologia dell’ateneo patavino.

I videogiochi possano costituire una vera e propria terapia, non solo per velocizzare la lettura ma contribuendo pure a migliorare la cosiddetta memoria uditiva a breve termine.

Lo studio realizzato da Sara Bertoni e Sandro Franceschini sta avendo una notevole eco a livello internazionale tanto che è stato pubblicato anche su “Neuropsychologia”. Nell’articolo comparso sulla rivista scientifica i due autori hanno rivelato quale è stata la loro metodologia per curare la dislessia, un disturbo dell’apprendimento che secondo alcune stime interessa un bambini su venti.

I risultati dello studio

I due ricercatori hanno ammesso di aver fatto ricorso ai videogame d’azione, organizzando un vero e proprio training per i piccoli pazienti, ma ricordando anche che il tutto è avvenuto sotto la supervisione di esperti in riabilitazione neuropsicologica.

“Non è sufficiente mettere i bambini davanti ai videogiochi per ottenere dei miglioramenti nella sua memoria verbale” hanno tenuto a precisare Franceschini e Bertoni. Questa terapia, come del resto quelle tradizionali, va monitorata costantemente.

La loro ricerca ha coinvolto in totale 18 bambini, dall’età media di 9 anni, ed è durata circa due settimane. Mettendoli alla prova con due videogame d’azione, in cui è richiesta grande velocità di esecuzione e vi erano molti “eventi” imprevedibili, si è cercato di stimolare la loro attenzione visiva.

Una volta concluso questo training, i bambini sono stati suddivisi in due gruppi in base al punteggio totalizzato.

Quelli coi risultati migliori sono stati coloro che poi hanno denotato i maggiori benefici nella velocità di lettura e nei test della memoria.

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