Donne e lavoro : diventare madre non è sempre una scelta libera (VIDEO)

Luca Lavarone, direttore creativo di Ciaopeople, ha ideato e realizzato un esperimento sociale diffuso sui social con un video. L’esperimento vuole riportare all’attenzione politica e sociale le discriminazioni e la violenza psicologica che tante donne, soprattutto giovani, subiscono durante i colloqui di lavoro, costrette a scegliere tra la professione e la maternità.

Il video dell’esperimento sociale realizzato da Ciaopeople

Un’idea originale e molto comunicativa quella di Luca Lavorone, direttore di Ciaopeopole che ha realizzato l’esperimento sociale per Ohga. Nel video si vede un datore di lavoro che, in occasione dell’ultimo colloquio prima dell’assunzione, chiede a giovani ragazze di sottoscrivere un contratto in cui compare una “clausola antimaternità”, con la quale le stesse si devono impegnare a non fare figli per i prossimi 15 anni. Accanto a loro, le rispettive madri ignare dell’esperimento apprendono la notizia con preoccupazione e cercare di dissuadere le figlie, facendo presente quanto la maternità sia qualcosa di irrinunciabile.
La richiesta di rinuncia è supportata da domande molto private, circa le abitudini sessuali delle aspiranti lavoratrici e l’utilizzo o meno di anticoncezionali.

Il video e la clausola antimaternità: dalla finzione alla realtà

Un esperimento che ritrae perfettamente la realtà attuale, in cui i numeri parlano chiaro: solo nel 2019, sono state ben 17mila le donne costrette a lasciare il posto di lavoro solo per essere rimaste incinte; in Italia, quasi la metà delle madri con un figlio piccolo non lavora (circa il 47%).
Dietro a questi dati si nasconde un retaggio patriarcale che fatica a essere sconfitto: l’idea per cui l’avere un figlio sia un affare prettamente da donne, che quindi porti via tempo e energie soltanto alla lavoratrice che inevitabilmente sarà costretta a togliere tempo al lavoro.
Nonostante la legislazione abbia fatto tanti passi avanti per la tutela delle donne lavoratrici, è evidente come alcuni datori di lavoro continuino a trovare il modo, talvolta attraverso clausole come quella del video, per porre dei ricatti morali approfittando della necessità di lavoro da parte di giovani donne.

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