I bambini e il linguaggio: intervista alla logopedista

Per aiutare i bambini a sviluppare il linguaggio è importante fornire loro input linguistici frequenti, chiari, semplici e precisi.

Come il corpo necessita di cibo sano, ben cucinato, ben presentato, per essere nutrito e crescere, così l’ambiente linguistico in cui è immerso il neonato deve essere curato, pensato e “nutriente”. Ne abbiamo parlato con Annalisa Peruzzi, logopedista di MioDottore.

Molte mamme si preoccupano perché i loro figli tardano a parlare: è vero che c’è chi sviluppa prima l’area motricità e solo successivamente quella del linguaggio e chi invece fa il contrario? 

L’area della motricità e l’area del linguaggio si muovono di pari passo. Ogni bambino ha un proprio sviluppo specifico e personale, ma il tutto deve rispettare le classiche tappe di crescita.

Per riuscire a portare il bambino a una maggiore consapevolezza del proprio pensiero logico e dell’apparato fono-articolatorio, è fondamentale sviluppare le funzioni esecutive e la regolazione dell’emotività.

Quali sono i campanelli di allarme che potrebbero indicare la necessità di un consulto? Fermo restando che ogni bimbo è a sé, c’è un numero minimo di parola che un bimbo dovrebbe saper dire a 2 o a 3 anni?

A partire dai 2 anni e mezzo un bambino deve essere in grado di saper formulare una frase base, come ad esempio: “Mamma ho fame”.

I campanelli d’allarme che possono insospettire il genitore e quindi portarlo a effettuare immediatamente una valutazione logopedica del bambino, si avvertono quando la frase non viene formulata, il linguaggio risulta incomprensibile o se nella frase mancano il verbo o alcune lettere che compongono le parole. 

Esistono esercizi o atteggiamenti che possiamo adottare a casa per aiutare lo sviluppo del linguaggio?

Innanzitutto è consigliato togliere ai bambini ogni tipo di dispositivo elettronico, quali tablet e cellulari, in quanto è scientificamente provato che non favoriscono il linguaggio, anzi, lo inibiscono provocando anche un’altra serie di problematiche.

Se invece, ad esempio, il bambino solitamente chiede qualcosa indicando un oggetto e quindi “evitando” di pronunciare la frase, è buona prassi cercate di stimolarlo guardandolo negli occhi, facendogli ascoltare la frase giusta e abituandolo dunque a formularla correttamente.  

È giusto correggere il bambino o invitarlo a ripetere più volte le parole?

Per un bambino è mortificante ripetere più volte la parola che pronuncia male. In questo caso quindi sarebbe meglio guardarlo negli occhi e ripetergliela una volta affinché ci sia da parte sua una riflessione e di conseguenza la giusta pronuncia.

Difetti di pronuncia: ce ne sono alcuni più gravi di altri? Esistono suoni che si imparano più tardi?

Non ci sono difetti di pronuncia più gravi o meno gravi. Tutti devono essere monitorati e riabilitati al bisogno.

Ogni suono è al tempo stesso semplice e difficile da apprendere, nel senso che dipende organicamente dall’apparato fono-articolatorio, dal grado di apprendimento del bambino, dal contesto in cui vive e da quanto è stimolato.

A che età sarebbe consigliato iniziare una terapia?

L’età in cui si dovrebbe iniziare la terapia logopedica dipende dalla diagnosi e quindi dalle difficoltà che si riscontrano nel bambino. Per “accompagnare” il piccolo verso uno sviluppo del linguaggio adeguato, si può iniziare attorno ai 2 anni e mezzo.

In che cosa consiste una seduta dal logopedista?

Una seduta logopedica è basata sul “gioco come rispecchiamento terapeutico”.

Data l’età dei piccoli pazienti, l’aspetto ludico della terapia riveste un ruolo fondamentale, in quanto, attraverso il gioco, si mettono in evidenza tutte quelle capacità fondamentali per poter sviluppare il linguaggio.

L’intervento di un logopedista è utile anche nel caso non si siano riscontrate particolari problematiche?

La terapia logopedica non è indicata solo per soggetti problematici, ma è consigliata anche per poter porre le basi di un buon linguaggio, per la regolazione del comportamento, l’aumento delle capacità attentive e la concentrazione.

Il bilinguismo può rallentare lo sviluppo del linguaggio? In caso affermativo come comportarsi?

Il bilinguismo non rallenta lo sviluppo del linguaggio, ma è preferibile imparare bene ed efficacemente prima la lingua madre e successivamente le altre.

Come bisogna comportarsi di fronte a regressioni del linguaggio o alla comparsa improvvisa di balbuzie?

Di fronte a una regressione del linguaggio è bene approfondire la situazione attraverso indagini medico-diagnostiche proprio per verificare il normale funzionamento neuro-cognitivo.

Se appare una balbuzie improvvisa entro i 4-5 anni è normale e definita “balbuzie fisiologica”. Dopo i 6 anni è necessaria una valutazione e un trattamento.

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