I primi innamoramenti dei figli: come comportarsi?

Molti genitori raccontano di sentirsi smarriti e disorientati di fronte alle “prime cotte” dei propri figli.
Prima di fornire alcuni input di riflessione che possono orientare il comportamento è importante partire da una premessa: per i genitori può essere difficile, inconsciamente, supportare i primi movimenti di separazione e autonomia dei figli, di cui l’innamoramento ne è un’espressione.
La crescita può comprensibilmente “spaventare”, anche alla luce di una società complessa, che cambia con velocità ultra-rapida.

È fondamentale considerare due dimensioni che rischiano di essere tralasciate: 1) non incitare la precoce autonomia; 2) educare al valore delle relazioni affettive e dei sentimenti, in primis attraverso l’esempio.

Viviamo in un tempo storico in cui si esalta la competitività e l’autoaffermazione, ciò può tradursi per i più piccoli in aspettative elevate, fonte di stress ed ansia.
Ognuno ha i propri tempi e le personali caratteristiche, da accogliere e rispettare. È difficile decretare un’età universale a cui ricondurre i primi innamoramenti, c’è una grande variabilità soggettiva. I bambini sono spontaneamente curiosi verso gli altri e verso l’esterno.

È dai tre anni che, generalmente, si può iniziare a fantasticare sul “fidanzatino/a”, che gradualmente con la crescita, potrà diventare un’esperienza sempre più tangibile e reale. Esistono chiaramente delle differenze tra il modo di vivere l’innamoramento in infanzia e in adolescenza, ma ci sono dei principi comuni di cui è importante che i genitori ne siano consapevoli.

“Mio figlio si è innamorato” – Quali comportamenti evitare?

L’obiettivo principale è quello di non creare un clima di giudizio o controllo, che impedirebbe ai figli
una condivisione libera.

  • Evitare un controllo eccessivo: spiare il cellulare o il pc è un’azione che non rispetta il confine fondamentale e che rischia di compromettere la relazione di fiducia con i propri figli.
  • Evitare di fare domande invasive: atteggiamenti morbosi possono provocare reazioni di chiusura ed evitamento.
  • Non scherzare con gli altri: ingenuamente molti genitori chiacchierano con amici e parenti delle vicissitudini amorose dei propri figli. Ciò può provocare imbarazzo e fastidio nei figli, che sentiranno violata la loro privacy. Deve essere una loro scelta quella di condividere o meno ciò che li riguarda.
  • Non giudicare i sentimenti: è importante rispettare ciò che il figlio prova, senza etichettarlo o sminuirlo.

Primi amori dei bambini: cosa fare?

I comportamenti che si mettono in atto rispecchiano pensieri ed emozioni, non sempre consce. Il primo step riguarda la consapevolezza di sé del genitore.
È fisiologico proiettare sui propri figli sentimenti, desideri, paure, aspettative. Essere consapevoli di sé permette di delineare un confine più chiaro nel rapporto con i figli che consente di vederli nella loro soggettività.
Nelle famiglie in cui i confini sono troppo labili e l’esterno viene vissuto come una minaccia, con sospettosità, per un figlio sarà particolarmente difficile investire affettivamente al di fuori della famiglia.

Gli interessi sentimentali rappresentano un movimento affettivo attraverso cui si fa spazio ad altri legami, oltre a quelli con le figure parentali.
È un processo fondamentale nella crescita, che non deve essere ostacolato ma affrontato con consapevolezza. Può essere utile seguire alcuni accorgimenti, tra cui:

  • Educare alla sessualità sin dall’infanzia: spesso il sesso viene vissuto come un argomento tabù, o al contrario con eccessiva disinibizione. La sessualità rappresenta una dimensione privata ed intima che merita delicatezza e cautela. Accompagnare i bambini verso una sessualità consapevole significa informarli con un linguaggio a loro accessibile, anche attraverso l’ausilio di storie, cartoni ecc., mantenendo una coerenza di ruolo: i genitori non sono amici.
  • Educare all’affettività sin dall’infanzia: i bambini sono spugne e assorbono tutto ciò che veicola in casa. Anche se alcune cose non gli vengono dette, loro le sentono. Educare all’affettività significa fornire un esempio relazionale basato sul rispetto di sé e dell’altro, trasmettere al bambino il proprio valore a prescindere dalla performance. Significa, che un bambino deve sentirsi amato e valorizzato per ciò che è, a prescindere da ciò che fa. Molti bambini sentono di poter essere amati solo se sono “bravi” a scuola, ad esempio, e ciò potrà essere motivo di disagio futuro.
  • Educare ai limiti: spesso i genitori di oggi faticano ad essere “normativi”. Avvolti dal senso di colpa di non sentirsi adeguati, o sufficientemente presenti a causa di ritmi sovraccaricanti, rischiano di abdicare alla funzione di porre limiti chiari. Il limite è fondamentale, non solo da un punto di vista comportamentale ma anche emotivo. Bambini e adolescenti, necessitano, in modo diverso, anche di una regolazione esterna, di un “contenitore” adulto. Fornire limiti chiari è importante anche rispetto ai primi innamoramenti, che andranno calibrati in base all’età del figlio. Ad esempio, la possibilità di dormire insieme al proprio/a fidanzato/a è una possibilità su cui riflettere con molta attenzione, da non assecondare con facilità.
  • Monitorare l’utilizzo dei dispositivi tecnologici: si sconsiglia un controllo eccessivo ma ciò non significa non monitorare adeguatamente. Oggi la comunicazione è affidata quasi completamente agli strumenti digitali. L’online è un vasto mare, in cui vi sono rischi e risorse.
    Accompagnare i figli ad un utilizzo consapevole è fondamentale per prevenire condotte rischiose e potenzialmente nocive (ad es. chat incaute, scambio di materiale privato senza adeguate protezioni ecc..).
  • Essere disponibili senza invadere: più ci si avvicina all’adolescenza e più si potranno osservare repentini cambi di umore e desiderio di privacy da parte dei figli. È importante trasmettergli la disponibilità all’ascolto senza essere invadenti.
  • Ascoltare attivamente: essere in ascolto significa sospendere il giudizio, evitare le categorizzazioni, trasmettere empatia. Non è sempre semplice, essendo coinvolti emotivamente ma è la base per creare un clima di fiducia necessario per aprirsi.
  • Incoraggiare gli spazi personali: a volte, soprattutto in adolescenza, si può tendere a dedicare la totalità del tempo alla relazione sentimentale. È importante incoraggiare il mantenimento di altri spazi e attività, come le frequentazioni amicali, lo sport ecc..
  • Accogliere la sofferenza: se la “storia” finisce è naturale che si soffra. In infanzia e in adolescenza si attribuisce un significato ed un valore diverso da quello degli adulti alle prime esperienze sentimentali. È fondamentale legittimare il diritto ad essere tristi. Spesso si corre il rischio di avere paura delle fragilità dei propri figli, come se si dovesse essere “necessariamente felici”, soprattutto a quella età. È invece importante fare spazio a tutte le emozioni, sin dall’infanzia.
  • Ricordarsi di sé alla loro età: se è vero che i tempi e la società sono cambiati, è altrettanto vero che ci sono dei punti di contatto profondi nelle esperienze. Ricordarsi di sé all’età dei propri figli aiuta ad assumere un atteggiamento empatico.
  • Occuparsi e non preoccuparsi: l’ansia, se eccessiva, può generare un cortocircuito.
    L’ipervigilanza, paradossalmente, può indurre ad una scarsa lucidità. Di fronte a ragioni congrue per cui preoccuparsi sarà opportuno approfondire i motivi di preoccupazione e chiedere aiuto se necessario, ma essere in perenne ansia rischia di far vedere pericoli dove non ci sono e perdere di vista la cosa più importa: come sta realmente il proprio figlio. È fondamentale che ciò venga “applicato” anche quando si parla dei primi innamoramenti.

Molti genitori reagiscono alla paura e al senso di inadeguatezza assumendo un ruolo autoritario, proponendo uno stile coercitivo o al contrario, adottando uno un ruolo lassista e uno stile permissivo in cui evaporano le differenze di ruolo e generazionali. La meta è definire ruoli e confini chiari ed uno stile assertivo, integrando la dimensione affettiva e quella normativa. È la relazione il più valido strumento di cui si dispone.

Giulia Gregorini – Psicologa e psicoterapeuta ad orientamento sistemico relazionale. Lavora con individui, coppie e famiglie. Considera la crisi un ‘opportunità di crescita e la famiglia una risorsa nella cura.”

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Un commento

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  1. Anche mia figlia, a 8 anni adesso inizia a chiedermi se può uscire da sola col suo “fidanzatino”, che fare??