Il pensiero magico è una particolare interpretazione della realtà che attribuisce indistintamente a persone e a oggetti il potere di agire e modificare gli eventi. Basato esclusivamente sulle emozioni, tale tipo di ragionamento si discosta nettamente dal cosiddetto pensiero logico degli adulti e caratterizza il bambino dai primi mesi di vita fino a circa sette anni.
Ecco i meccanismi e le funzioni del pensiero magico nello sviluppo infantile.
Per i bambini fino a 7 anni anche gli oggetti hanno un’anima
Mettere il cappellino ad un bambolotto nel timore che abbia freddo, pensare che il vento scacci di proposito le nuvole, salutare un aeroplano nella convinzione che ricambi il saluto, sono solo alcuni esempi di pensiero magico.
Tale pensiero privo di qualsiasi nesso logico, caratterizza il bambino fino a circa sette anni di età e si manifesta poiché il ragionamento nella prima infanzia ha un’impronta animistica.
Per i più piccoli infatti non esiste una realtà al di fuori delle emozioni che essi stessi provano, tutto vive e può interagire con il resto del mondo.
Il pensiero magico aiuta i bambini ad interpretare gli eventi e a non averne paura
Il pensiero magico non è una semplice espressione della fantasia infantile ma un modo per combattere le paure e spiegare la realtà; non si tratta di rifiutare la relazione causa effetto ma di non coglierne l’universalità.
Gli eventi accadono di volta in volta e per ognuno il bambino tenta di dare un’interpretazione specifica. Le cosiddette deduzioni magiche possiedono le seguenti tre funzioni principali.
- Funzione rassicurante: tenta di eliminare le paure del bambino, fornendo una motivazione ad eventi apparentemente inspiegabili. Ad esempio i tuoni possono essere interpretati come il rumore delle nuvole che si scontrano nel cielo
- Funzione propiziatoria: cerca di avere il controllo della realtà attraverso rituali precisi. Ad esempio soffiare sulle candeline della torta oppure ripetere una formula magica nella convinzione che così si avveri un desiderio
- Funzione conoscitiva: comprende tutti quegli atteggiamenti o quelle abitudini che aiutano il bambino a classificare il mondo circostante. Ad esempio camminare sulle mattonelle senza toccare le linee di fuga, aiuta i più piccoli a costruire una propria griglia mentale per muoversi efficacemente nello spazio.
Alcuni residui del pensiero magico permangono anche in età adulta
Dopo i sette anni di vita le continue interazioni con persone più grandi portano il bambino a capire che gli oggetti sono inanimati e che per ogni evento esiste un logico rapporto di causa effetto, universale e replicabile.
Tuttavia spesso e volentieri l’adulto si lascia andare a rituali scaramantici o si autoconvince che determinati oggetti siano portatori di fortuna. Simili atteggiamenti fanno naturalmente parte della storia dell’Occidente e hanno la funzione di rendere la persona più positiva e sicura di se stessa.
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